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NUMERO 5 - 06/03/2019

 Riflessioni sulle recenti questioni in tema di dignità umana e fine vita

Grazie al progresso biomedico e biotecnologico è oggi possibile prolungare la vita attraverso la cura di molte malattie, un tempo mortali, anche ricorrendo a tecnologie che permettono di mantenere le funzioni vitali in modo artificiale. Queste possibilità offerte dalla scienza consentono la sopravvivenza in condizioni spesso molto critiche: sopravvivere attaccati a macchinari in condizioni di irreversibilità, o solamente grazie ad alimentazione e idratazione ma senza capacità cognitiva, o finanche sopravvivere solo con capacità cognitiva a senza alcuna abilità fisiologica. Vari ordinamenti nazionali consentono forme di eutanasia (attiva o passiva) mentre la maggior parte la vieta espressamente considerando penalmente rilevanti comportamenti quali istigazione al suicidio e assistenza al suicidio. Le Costituzioni nazionali talora prevedono espressamente il diritto alla vita, circostanza che consente (o, meglio, impone) ai legislatori ed eventualmente, in subordine, alle giustizie costituzionali, di interpretare il concetto di “vita” (con riferimento alla definizione dell’inizio vita, ad esempio per la legislazione relativa all’aborto, oppure al fine vita, ad esempio per il testamento biologico o l’eutanasia). Il diritto alla vita è inoltre espressamente riconosciuto dall’articolo 2 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Laddove, come ad esempio nella Costituzione italiana, non sia previsto esplicitamente il diritto alla vita, questo è stato ricondotto nell’ambito dei diritti inviolabili della persona per via giurisprudenziale (in virtù di una lettura aperta dell’articolo 2 della Costituzione), in primis nelle decisioni a proposito della legislazione sull’aborto, in contemperamento con il diritto alla salute e il principio di autodeterminazione della persona. Per le decisioni del fine vita la questione è ancora più complessa: si può facilmente comprendere come il pensiero di essere tenuti in vita in modo artificiale possa, per alcuni, non coincidere con la concezione ideale di una vita ancora degna di essere vissuta. Naturalmente questi pensieri si intrecciano anche con considerazioni personalissime di ordine etico-religioso. Non a caso, è proprio sui temi etici si è concentrata l’attenzione del dibattito politico che si è sviluppato a partire dalla metà del secolo scorso, in coincidenza delle possibilità offerte dal progresso medico scientifico che ha allungato la vita con forme di sopravvivenza spesso inadeguate al concetto di vita e di dignità umana… (segue)



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