Il lavoro propone un’analisi tesa a verificare se e come la valorizzazione del patrimonio storico e culturale possa costituire il punto di partenza di progetti di sviluppo dei singoli territori caratterizzati dalla sperimentazione di strategie di governance capaci di riconoscere “poteri di intervento dei cittadini nell'ambito dell'esercizio delle funzioni”. Se infatti, una volta superata la concezione tradizionale delle politiche culturali, gli interventi in materia sono stati incentrati sulla ricerca di strumenti in grado di garantire un adeguato equilibrio tra risorse culturali e risorse economiche, l’idea forza che si sta facendo strada in tempi più recenti, con riferimento più in generale a tutti quei beni che (come quelli culturali) “rendono servizi indivisibili per natura”, è quella di renderne effettive le varie forme di godimento e di uso pubblico e dunque di individuarne le modalità di gestione anche a prescindere dal titolo di proprietà. Secondo questa impostazione, che in ogni caso non trascura il ruolo delle politiche concernenti il patrimonio culturale sulle attività economiche a questo collegate, la cultura, intesa quale “risorsa collettiva”, può esprimere nuove “potenzialità” di sviluppo “per il corpo sociale”. Si tratta di un’idea di sviluppo che muove dalla concezione secondo la quale i benefici che possono trarsi dal binomio tutela-valorizzazione del patrimonio culturale vanno ben al di là del ruolo che tali beni possono svolgere sulle attività economiche agli stessi collegate, estendendosi al miglioramento ed al benessere delle collettività in cui i beni sono collocati. Da qui il recupero della centralità della destinazione alla fruizione del patrimonio culturale quale garanzia di ampliamento dell’accesso e della partecipazione alla cultura e con essa del miglioramento (anche) sociale delle popolazioni coinvolte. È significativo, in proposito, come sebbene le più recenti indagini sul nesso tra cultura e sviluppo economico sino ad oggi svolte non abbiano portato ancora a risultati significativi univoci, ed anzi sembrerebbero “mettere in dubbio tale nesso, specialmente se sviluppo è inteso come capacitazione di innovazione” per altro verso, sembrerebbe invece acclarato il rapporto tra spese e investimenti in cultura e miglioramento della qualità dei consumi e della vita… (segue)
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