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NUMERO 18 - 02/10/2019

 Regionalismo differenziato e libertà religiosa

Sebbene le ultime consultazioni elettorali politiche abbiano rappresentato un evidente segnale di discontinuità rispetto alla antecedente composizione dei gruppi parlamentari, l’approdo verso un federalismo differenziato avviato nella precedente legislatura anziché conoscere una battuta d’arresto, è stato sostenuto anche dalle due compagini governative che si sono finora succedute nell’attuale XVIII legislatura. Difatti, lo scorso 15 febbraio sono state siglate tre bozze di intesa, nelle quali sono state recepite la quasi totalità delle istanze autonomistiche avanzate dalle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Con la brusca interruzione dell’esperienza di governo “giallo-verde” il perseguimento di un modello di federalismo asimmetrico non è stato accantonato. Al contrario, il programma dell’attuale Governo “Conte Bis”, pur sottolineando la necessità di realizzare un «processo di autonomia differenziata giusta e cooperativa, che salvaguardi il principio di coesione nazionale e di solidarietà, la tutela dell’unità giuridica e economica», afferma l’esigenza di «completare» il percorso già intrapreso. L’accelerazione di questo processo di differenziazione induce quindi a valutare, sin da ora, le potenziali ripercussioni di un simile assetto federale asimmetrico sull’effettivo esercizio del diritto di libertà religiosa individuale e sul riconoscimento dell’eguale libertà delle confessioni religiose, all’interno dei distinti territori regionali… (segue)



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