Al mutare dei fenomeni, sociali, tecnici, ambientali, sanitari, si connettono invariabilmente trasformazioni del diritto, cambiamenti ora più tenui ora più radicali che finiscono per incidere sulle tradizionali categorie giuridiche. Uno degli indicatori privilegiati di questi cambiamenti, o di queste involuzioni, è senza dubbio alcuno la lingua. Il rapporto tra lingua e diritto è elemento imprescindibile, ampiamente investigato nel quadro della teoria generale della interpretazione: scopo del presente contributo non è certo quello di ripercorrerne gli esiti, posto che gli stessi sono già oggetto di un complesso e ricchissimo dibattito in tema. Molto più modestamente, e limitatamente, il contributo tenta di investigare alcune delle tendenze lessicali e delle scelte linguistico-concettuali dei provvedimenti anti-contagio che sembrano rappresentare, ad avviso di chi scrive, una tenaglia sospesa tra una precisa scelta politico-legislativa, frutto anche della embricazione con una patente digitalizzazione dei linguaggi politici, e una qualche ontologica incertezza nella catena decisionale, determinata da una pulviscolare frantumazione dei centri decisionali e redazionali… (segue)