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NUMERO 29 - 21/10/2020

 Dopo il referendum: le riforme e i loro presupposti

Non è la prima volta che si prova a ridurre la dimensione del Parlamento, e il nostro Paese non è l’unico ad averci provato, anche se è uno dei pochissimi ad esserci riuscito. Il taglio ha investito oltre un terzo dei componenti di ciascuna Camera, in una misura ritenuta da molti eccessiva ed esagerata e, malgrado sia ormai un fatto compiuto, ancora qualcuno continua a suggerire che è sbagliata, pericolosa, inaccettabile, e che va ‘corretta’. Così, da una pura petizione di principio, si rilancia un copione ricorrente. Solitamente, di fronte a riforme finalmente portate a compimento si apre sempre un concorso per aggiudicarsi il primato dell’affossamento, della sterilizzazione, della inattuazione, e anche quella in oggetto non fa eccezione. L’oggetto del concorso, nel nostro caso, sono le cosiddette “riforme di contrappeso”, a fronte di un presunto vulnus alla democrazia e alla rappresentanza da parte di una riforma allegramente immaginata come  funzionale a spinte populiste, o sovraniste (uso questi termini nella piena coscienza che populismo e sovranismo sono trascendentali categorie dello spirito), più o meno inserite in variamente tenebrose conspiracy theories sulla frantumazione della democrazia rappresentativa da parte di potenze globali più o meno occulte o della piattaforma Rousseau e dei suoi burattinai. Cose del genere vanno (per così dire) bene nei talk show o nei social. Non dovrebbe essere questo il lavoro degli studiosi. Non mi soffermerò su queste amenità. Non parlerò delle riforme “possibili” e nemmeno di quelle che “mi piacerebbero” o che “mi terrorizzano”, ma solo di quelle “necessarie”, che intendo però basare su presupposti materiali, oggettivi, il più possibile scientificamente fondati. Ma quali presupposti? Il primo ordine di tali presupposti può svelarsi con un banale truismo: siamo ‘già’ in un day after. La riduzione dei parlamentari è ora in Costituzione, ma il resto del mosaico non è cambiato di un micron. Questo nodo implica lo studio dell’impatto della nuova dimensione del Parlamento su grandezze non tradizionali (ma oggi formalizzate) come la qualità della normazione o la costituzione economica, e su grandezze tradizionalissime, ma stranamente lasciate in un ovattato cono d’ombra nei dibattiti sui numeri, quali la centralità del Parlamento nell’esercizio della sovranità popolare e la sua funzionalità». A ben vedere, questa riforma ha già un effetto di tono costituzionale. La semplice riduzione del numero è, da sola, già in grado di rafforzare il Parlamento e la sua autorevolezza. Ed ecco allora il senso di ragionare sui presupposti: il ‘che fare?’ dipende da cosa si vuole ottenere: agevolare e ampliare quell’effetto, oppure contrastarlo. Aumentare l’autorevolezza (il potere, la sovranità) del parlamento, oppure respingerla in basso, bilanciarla con ‘contrappesi’, appunto, compensativi, affinché nella sostanza nulla cambi. Il secondo presupposto si aggira nei confini e negli effetti economici dell’azione del Parlamento. È utile qui richiamare il passo di un notissimo scritto in cui, dopo aver distinto tra “adeguamenti” della Costituzione formale al mutamento della costituzione materiale e “riforme” («le modifiche che vengono prima delle trasformazioni materiali, perché intendono determinarle»), una magistrale dottrina afferma che le “riforme” sono impossibili. E ne deriva il corollario che quegli “adeguamenti” non solo sono possibili, ma in un certo senso, auspicabili, anzi necessari. Per non girare a vuoto, conviene puntare su quegli adeguamenti, innescare un processo che rialzi il tasso di razionalità delle istituzioni politiche e delle loro relazioni dentro la costituzione materiale, il cui mutamento, con evidenza empirica, segue una danza dettata in gran parte dai cambiamenti e dalle esigenze della costituzione economica. Il taglio dei parlamentari può allora, semplicemente, essere classificato come uno, probabilmente il primo, di quegli adeguamenti, che, piaccia o meno, pare destinato a riaprire la stagione delle riforme… (segue)



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