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NUMERO 27 - 01/12/2021

 Beniamino

Beniamino

 

Di Beniamino è già stato detto tutto.

Cosa si può dire di più di lui?

Nulla, se non che era un uomo eccellente. La cui grandezza, più che dai suoi testi, celebrati da chi ne ha competenza più di me, rifulge dall’amore che tutti hanno per lui, dallo sguardo di Iaia quando ne parla, dalle emozioni di Andrea quando lo ricorda.

Come disse Ben Jonson commemorando William Shakespeare: “Del suo disegno la Natura stessa era orgogliosa e gioiva nel vestirsi dei suoi scritti”. La sua competenza giuridica era così profonda che la dea Atena l’avrebbe voluto nell’Areopago di Atene insieme ai cittadini ateniesi migliori; il suo senso della giustizia era così grande che il Signore lo ha voluto accanto a sé per consigliarsi.

Voglio ricordare due straordinari momenti dei miei rapporti con Beniamino.

Il primo mi porta ad un suo invito ad inaugurare con lui, con una Lectio Magistralis, il suo corso prestigioso di Diritto nell’ambito della Cattedra Jean Monnet 2020, riconoscimento prestigioso di una carriera, di cui giustamente era tanto fiero. Una follia a pensarci bene, di cui solo un visionario come lui poteva essere capace. Un neurochirurgo che colloquia con un grande costituzionalista per l’inaugurazione di un corso di studi che che di medico o di neurologico nulla aveva. Mi chiese di parlare di Intelligenza Umana e Intelligenza Artificiale, perché quella, l’Intelligenza Artificiale, lo intrigava e lo esaltava, perché ne vedeva le grandi ricadute nella ricerca e nell’applicazione giuridica. Ricordo l’emozione che avevamo entrambi alla fine, io reggendomi in piedi a stento con due stampelle, appena uscito da un intervento chirurgico all’anca, e Beniamino commosso per la grandiosità della Scienza e di un mondo che lo vedeva protagonista formidabile ed entusiasta.

Il secondo ricordo è più familiare e mi porta alla bella casa di campagna vicina al mare che Iaia, Beniamino e Andrea hanno adorato. Beniamino, smagrito, dava lezione a tutti noi di profondità intellettuale e di grande cultura, nel corso di una bella discussione che, durante il pranzo, avemmo con Andrea e con il nostro don Andrea, sui giovani e sulle insidie che il mondo può presentare loro. Percepivo che era un privilegio trovarmi lì quel giorno, con Iaia, Beniamino, Andrea, mia moglie Carla e pochi amici. Poco prima del pranzo lo avevo visto girare per la sua terra, parlare con i suoi aiutanti, progettare migliorie. Alda Merini avrebbe detto che già sentiva il profumo dei giardini del cielo e faceva già dei progetti per renderli ancora più belli.

E per questo alla fine il Signore lo ha chiamato, perché anche là, come già fatto in terra, Beniamino portasse ordine e leggi e bontà.

Ciao, caro amico mio, fai un buon viaggio.

Noi ti terremo sempre nei nostri cuori.



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