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NUMERO 3 - 26/01/2022

 Scienza e politica dopo la pandemia: 'chi' decide 'cosa'

Il titolo, deciso alcuni mesi fa, rispecchia purtroppo una dose eccessiva di ottimismo. Siamo ancora dentro la pandemia a chiederci chi decida o, meglio, chi debba decidere cosa. Ciò detto, facciamo bene a porci questo dubbio anche perché il modo in cui rispondiamo dentro la pandemia è anche un modo per chiarire cosa dovremmo rispondere in seguito.

Fermo restando che, seguendo più o meno fedelmente Popper, non vediamo la scienza come una distributrice di facili verità, ma che essa lavora per confutazioni, per esclusione di errori, per falsificazione di tesi, siamo ancor più consapevoli dei limiti della politica, delle tentazioni a cui è esposta anche la migliore di esse, quella che elabora le proprie decisioni dentro una democrazia stabilizzata. Il mito di Prometeo, che ruba il fuoco agli dei per aiutare gli uomini, si adatta particolarmente al decisore democratico che può essere tentato a fin di bene di forzare la realtà ritenendosi onnipotente. So bene di muovermi su un terreno delicato: ci sono pagine e pagine di filosofi e teologi che ritengono compatibili o reciprocamente escludentisi Prometeo e Cristo, nel loro sacrificio analogo per aiutare gli uomini ma diverso per il loro rapporto di ribellione o obbedienza con la divinità, con varie conseguenze sulla visione della politica. Per quanto coloro che li oppongono troppo facilmente siano spesso dei conservatori che non accettano la partecipazione ad uno sforzo di liberazione umana, è però vero che la meditazione sulla politica che propone il cristianesimo invita a dubitare anche della possibile onnipotenza di Prometeo. La politica è rivolta alla liberazione umana, ma non può vedere ogni limite come un intralcio ingiustificabile, deve saper riconoscere riserve in cui non inoltrarsi, pena provocare danni maggiori… (segue)



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