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Il tema del rapporto tra Natura e diritto ci riporta a un tema classico del diritto costituzionale, e cioè qual è il limite all’azione umana. Questo aspetto, ovvero del limite, o dell’assenza di questo limite, è paradigmatico del rapporto tra Natura e uomo; siamo infatti passati oltre alla fase in cui l’uomo doveva adattarsi alla Natura ora è, invece, la Natura ad aver bisogno che l’Uomo fissi il limite alle sue attività trasformative. Sono gli studi sul “préjudice écologique”, (termine utilizzato dalla sentenza del Tribunal Administratif de Paris che con la decisione del 14 ottobre 2021 che prescrive al Governo francese di “prendre toutes les mesures nécessaires pour réparer le préjudice écologique), che analizzano l’impatto dello sviluppo industriale dell’ultimo secolo sulla Natura, a riportare quella che, come ben illustrato nelle due relazioni precedenti, è ora l’attuale emergenza oltre a quella climatica; l’approfondimento da parte dei giuristi di ciò che è necessario per ripristinare un rapporto originario dell’Uomo con la Natura. Un rapporto tra l’Uomo e la Natura che ricorda l’allegoria di Thomas Mann sulla Legge, che nelle parole introduttive di Mario Dogliani ci riporta all’idea della legge come limite all’agire umano come “rapporto tra civiltà e limitazione della libertà naturale”. Limite, già in crisi nel secolo scorso, che si è rafforzato solamente con l’avvento delle Costituzioni rigide che per natura intrinseca sono limite all’agire dell’Uomo perché “se l’individuo non è buono per natura, è per buono per artificio”, ossia la regola costituzionale come limite per salvare l’Uomo dall’irrazionalismo. Nella prospettiva indicata del costituzionalismo come difesa dall’irrazionalismo, come difesa dell’uomo da se stesso, il mio breve intervento analizzerà infine la proposta di revisione degli articoli 9 e 41 della nostra Costituzione- recentemente trasmessa alla Camera dopo la prima deliberazione del Senato- al fine di comprendere se l’idea di Costituzione come limite sia rafforzata o, meno da questi interventi normativi. Ciò premesso, vorrei partire ricordando la pubblicazione del catalogo della Biennale dell’arte di Venezia del 1978. Una Biennale storica, che colpisce per la sua grande intelligenza e lungimiranza, in quanto rimanda a un paradigma circolare che va dalla Natura all’arte e dall’arte alla Natura, seguendo lo scopo preciso di evidenziare come tale rapporto, rispetto al passato, fosse già profondamente mutato… (segue)
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