A partire dagli anni Ottanta dello scorso secolo, il tema delle riforme si è ciclicamente – o forse è meglio dire costantemente – ripresentato in ogni legislatura. Tutti gli interventi proposti, sia quelli legislativi sia quelli che avrebbero importato una modifica del testo costituzionale, sono stati orientati verso un obiettivo condiviso: aumentare il carattere “decidente” della nostra democrazia, soprattutto tramite il rafforzamento della stabilità e dei poteri dell’esecutivo. Questa esigenza, strettamente connessa alle caratteristiche di fondo della nostra Costituzione e alle vicende storiche e politiche che hanno descritto il contesto in cui essa è nata, si è progressivamente trasformata in una impellente necessità, in ragione delle evoluzioni del processo di integrazione europea. Si trascura spesso, infatti, come tra le prerogative proprie della Presidenza del Consiglio, sempre maggiore rilievo abbia assunto il ruolo di componente del Consiglio europeo e come, più in generale, il Presidente del Consiglio sia chiamato a svolgere le proprie funzioni di indirizzo politico non solo a Roma, ma anche – secondo alcuni soprattutto – a Bruxelles… (segue)