
I conflitti che agitano, ormai da non pochi anni, i rapporti tra la politica e la giustizia necessitano di essere affrontati mediante un approccio complessivo che tenga conto della ineluttabilità di rimodellare il quadro dei principi costituzionali posti a presidio di tali profili della vita pubblica ed istituzionale. Senza un attento riesame delle disposizioni costituzionali, infatti, sarebbe vano procedere a interventi di mero aggiustamento delle leggi vigenti ovvero continuare a sollecitare stancamente la moderazione dei toni negli atteggiamenti – e, va aggiunto, soprattutto nelle dichiarazioni – degli organi e delle autorità direttamente coinvolte. Infatti, qualunque attività di riforma legislativa troverebbe innanzi a sé l’opposizione di chi facilmente si appellerebbe al testo – o, più verosimilmente, alle interpretazioni più o meno prevalenti – della Costituzione vigente, sicché un tentativo di tal tipo sarebbe tacciato di “offesa alla Costituzione” con tutto ciò che ne discenderebbe in termini di consenso nell’opinione pubblica ed in particolare nei ceti intellettuali che tanta parte hanno nella formazione di quest’ultima. Anche la retorica degli appelli alla moderazione ha scarsa capacità di incidere sui comportamenti concretamente adottati, se soltanto si considera la ragguardevole distanza che separa l’etica del “politicamente corretto” – tanto manifestata dalle varie parti in competizione – e la logica degli interessi di parte che guida le azioni di non pochi dei protagonisti del presente panorama istituzionale. Allora, se, come sembra doversi riconoscere, la Costituzione vigente appare insufficiente a porre criteri, limiti e condizioni utilmente applicabili per affrontare una situazione conflittuale che ha raggiunto toni così aspri da risultare ormai dirimente per l’ordinato svolgersi della vita associata nel nostro ordinamento democratico, è dovere di tutti impegnarsi nella ricerca di nuove soluzioni di rilievo costituzionale che siano non soltanto largamente condivise, ma anche e soprattutto capaci di ridare serenità allo svolgimento delle funzioni pubbliche tutte, sia di quelle fondate sulle forme della rappresentanza politica, sia di quelle volte ad assicurare la giustizia nell’osservanza delle leggi.
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