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NUMERO 18 - 24/09/2008

 Considerazioni in itinere sulla proposta di Calderoli

In tutto il Paese è ancora bassa la soglia del confronto costruttivo sul federalismo fiscale, egemonizzato dagli addetti professionali della politica. Risultano, tuttavia, alquanto precarie le conoscenze, sul tema specifico, anche da parte di chi esercita ruoli istituzionali, troppo spesso impegnato a sostenere tesi di "scuderia", il più delle volte esternate con una terminologia impropria e a-scientifica.
Attesa l’esigenza di favorire un utile approfondimento sull'argomento, è mia intenzione proporre alcune riflessioni maturate sul tema negli ultimi due anni, alcune delle quali rappresentano un riesame anche autocritico delle considerazioni contenute nel mio libro sull’attuazione del federalismo fiscale e sulla proposta Prodi, edito dalla Maggioli, ovvero nei successivi articoli pubblicati, sia su riviste giuridiche che sulla stampa nazionale.
Per rendere più accessibile il mio ragionamento, ho ritenuto utile proporlo in modo schematico, imperniato su tre argomentazioni semplici, coordinate tra di loro:
1) la prima, su cosa ci insegna la più recente storia sul federalismo fiscale;
2) la seconda, afferente l’esame del testo di Ddl licenziato dal Governo l’11 settembre 2008, che ha ritenuto condividere la terza proposta dello schema di Ddl elaborata dal Ministro per la semplificazione normativa Calderoli;
3) la terza, riguardante i limiti e i rischi insiti nella suddetta ipotesi legislativa.
 
 La prima argomentazione (cosa ci insegna la più recente storia sul federalismo fiscale).
 Si iniziò a parlare di federalismo fiscale con la legge delega n. 133 del 13 maggio 1999 (“Disposizioni in materia di perequazione, razionalizzazione e federalismo fiscale”), approvata dal Parlamento in un triennio caratterizzato da numerose riforme (le Bassanini del ’97 e ‘98; la riforma ter della sanità del 1999, meglio conosciuta come “decreto Bindi”; la riforma del pubblico impiego del 2000; la legge n. 328/00, sull'assistenza sociale), che precedettero di poco la definizione referendaria della revisione del Titolo V, parte II, della Carta, propedeutica all’approvazione della legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001.
 Una legge delega, la n. 133 del 1999, che fu attuata con il d.lgs. n. 56 del 18 febbraio 2000 che, tra l'altro: abrogò i trasferimenti dello Stato alle Regioni in materia sanitaria e, con questo, sembrò sopprimere il Fondo sanitario nazionale; introdusse le compartecipazioni regionali all’Iva (art. 2); istituì il federalismo fiscale (art. 7).
 
(segue)



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