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FOCUS - Osservatorio Città Metropolitane N. 2 - 10/10/2014

 Il Consiglio metropolitano di Roma tra Capitale e area vasta

 Si sono svolte il 5 ottobre 2014 le elezioni per il primo Consiglio metropolitano di Roma Capitale. Fin dal nomen dell’organo e dell’ente si colgono gli indizi della dialettica di fondo del nuovo ente che assume il titolo di Capitale pur restando anche al Comune, per espressa previsione della legge n. 56 del 2014, la medesima qualifica: quanto sarà il nuovo ente proiezione della Capitale nel suo hinterland ovvero quanto sarà strumento di governo dell’area vasta che include Roma Capitale?

Erano titolari del diritto di voto 121 Sindaci e 1564 consiglieri comunali chiamati ad eleggere 24 membri del Consiglio metropolitano. Per l’elezione del primo “parlamentino metropolitano” l’affluenza è stata molto elevata ossia pari all’88,67%.

Va subito segnalato che le liste concorrenti erano organizzate su base partita (Pd, Forza Italia, Ncd, Movimento 5 Stelle, Sel e Fratelli d’Italia, pur avendo quest’ultime liste con nomi in parte diversi ossia rispettivamente “Dalle Città” e “Territorio e partecipazione”).

Il risultato ha premiato 14 eletti delle liste del PD, 4 di Forza Italia, 2 per Ncd e uno a testa per Sel e FdI. Due eletti tra le fila del Movimento 5 Stelle che governa i due importanti Comuni di Pomezia e Civitavecchia.

Rilevante l’analisi del voto non solo partitica ma anche territoriale: ben 12 degli eletti sono consiglieri comunali di Roma Capitale ossia il 50% dei componenti, sul modello di quanto accadeva nel consiglio provinciale. Gli altri eletti provengono dai Comuni della Provincia ma con una singolare distribuzione territoriale: in gran parte si tratta, tra gli 11 Comuni interessati, di enti confinanti con Roma Capitale (ben 6 ed uno è addirittura una ex Circoscrizione di Roma ossia Fiumicino che esprimono 7 eletti visto che Albano ne ha due) ed altri quattro confinanti tra loro e quindi indirettamente con la Capitale (5 nell’area Castelli romani ossia Rocca di Papa, Frascati, Lanuvio, Albano laziale e Velletri). A ben vedere, dunque, un solo Comune (Nettuno) non confina direttamente o indirettamente con Roma Capitale ed è rappresentato da un eletto in Consiglio metropolitano. Ciò detto, intere aree omogenee interne alla Città metropolitana non sono direttamente rappresentate in Consiglio: nessuno dell’area tra Roma e Civitavecchia, neppure di quella tra Roma e la Provincia di Rieti e del territorio verso l’Abruzzo e verso la Provincia di Frosinone. Inoltre, i Comuni di appartenenza degli eletti sono in gran parte medio-grandi (dai 21.000 di Frascati ai 70.000 di Fiumicino passando per i 38.000 di Albano e Ladispoli, i 40.000 di Monterotondo e i 45.000 di Ardea e Nettuno). Tra i Comuni più piccoli rappresentati c’è Gallicano che conta circa 5.800 abitanti e Rocca di Papa circa 16.000. Nessun eletto tra i piccoli Comuni che rappresentano comunque il 50% dei Comuni della Provincia (60 su 120 esclusa Roma Capitale).

Nessuno dei Comuni che hanno manifestato la volontà di non aderire alla Città metropolitana (Trevignano romano e Civitavecchia) ha eletto un esponente in seno al nuovo organo.

Politicamente parlando, la maggioranza assembleare del Pd rappresenta anche  un risultato difficilmente superabile in futuro visto che la gran parte dei Comuni della Provincia e quello di Roma sono oggi governati dal centro sinistra (46% oltre a numerose liste civiche tra le tante che, complessivamente, governano un quarto dei Comuni). Il centrodestra, che governa ufficialmente il 25% dei Comuni (oltre ad una quota attraverso il già citato complessivo 25% dei Sindaci civici) è rappresentato in termini quasi proporzionali visto che ha ottenuto 7 eletti. Quanto accaduto conferma che le maggioranze politiche che usciranno anche in futuro da elezioni di questo tipo rischiano di essere molto deboli: la maggioranza assoluta è di soli 13 voti.

Ci si chiede a questo punto quali possano essere gli effetti di una composizione di questo tipo del Consiglio metropolitano, in primo luogo sulla redazione dello statuto e in secondo luogo sulla capacità di prendere decisioni (a volte scomode) che avranno ampie ricadute sul territorio (quali atti di pianificazione e programmazione, nonché collocazione di infrastrutture con esternalità negative).

Ancora aperta la questione del vice sindaco che affiancherà il Sindaco metropolitano (che coincide con il Sindaco di Roma capitale): la partita non è ancora decisa tra un esponente romano o uno degli altri Comuni (comunque limitrofi vista l’attrazione romana degli eletti) della ormai ex Provincia.



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