editoriale di Filippo Patroni Griffi
Class action e ricorso per l'efficienza delle amministrazioni e dei concessionari pubblici.
Le forme di tutela dei cittadini nei confronti dei pubblici poteri, tradizionalmente e storicamente, in Italia ma non solo, risentono direttamente dell’assetto giuridico-istituzionale dei poteri pubblici, quale è concretamente e positivamente dato.
Questo si spiega perché il sindacato sull’azione dei pubblici poteri, per essere effettivo, deve essere calibrato su come l’azione in concreto si svolge e sulla collocazione che l’ordinamento positivo assegna ai soggetti pubblici nel rapporto tra questi e i cittadini. Del resto i processualisti da tempo insegnano che una forma di tutela è tanto più efficace non in quanto corrispondente a un astratto modello, bensì in quanto calibrata sulla morfologia della situazione giuridica da tutelare; e nel diritto pubblico la situazione giuridica del cittadino innegabilmente è correlata al quantum e al quomodo di potere conferito al soggetto pubblico.
Ne consegue che, per comprendere esattamente logica e portata della tutela introdotta dal decreto legislativo n. 198 del 2009 –che solo giornalisticamente può essere definita azione di classe nei confronti dell’amministrazione, quanto meno se il parametro di riferimento è la class action degli ordinamenti anglosassoni, e che da ora definirò “azione correttiva”, avuto riguardo alla finalità dell’istituto- occorre fare un sia pur schematico richiamo al contesto di riferimento costituito dalla posizione riconosciuta dal nostro ordinamento al “potere amministrativo”... (segue)
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