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1 – Facebook deve proteggere i nostri dati di più e meglio. Ma i nostri dati, ricordiamolo, siamo noi a concederli a Facebook. Il caso Cambridge Analytica dimostra che Facebook deve migliorare la sicurezza. A noi resta il compito di decidere quali dati vogliamo comunicare, cosa fa parte della nostra privacy e cosa no. Ma il concetto di privacy, per quanto definito in termini legali, per quanto i confini delle possibilità di utilizzo dei dati altrui siano stabiliti dalle direttive europee, è, oggi, dal punto di vista dell’utente estremamente fluido. Anzi, esiste un concetto di privacy per ogni essere vivente. Il limite che per alcuni è invalicabile, per altri è già stato superato da tempo. E per i più giovani, addirittura, la condivisione dei propri dati, delle proprie idee, dei propri pensieri e soprattutto delle proprie immagini, sono fondamentali per la definizione del sé. Condivido, dunque sono.
2 – Conoscere i nostri dati è importante per le aziende, che vogliono poter personalizzare i loro messaggi pubblicitari. In perfetta sintonia con i desideri della gente, che oggi è orientato verso una personalizzazione estrema, “quello che voglio io, quando lo voglio io, dove lo voglio io”. E fin qui tutto bene: si evita di vedere pubblicità inutile, si sceglie l’informazione o l’intrattenimento on demand. Ma tutto questo però, ci porta a una riduzione dello spazio della conoscenza, ad un impoverimento della comunicazione, alla fine della “polis”.
3 – Cambridge Analytica potrebbe aver orientato le elezioni americane e il voto sulla Brexit con i messaggi mirati realizzati utilizzando i dati rubati a Facebook. Ricchi, spesso, di disinformazione e fake news. Facebook dice che lavorerà ad un controllo più stretto contro le fake news. Ma chi deciderà quando una notizia è falsa? E chi deciderà quale fonte è davvero autorevole? Diverso è il controllo sulle offese, sulle aggressioni verbali, sulle minacce, che on line dovrebbero essere perseguite come accade nella vita fisica.
4 – Siamo entrati in un territorio sconosciuto, nel quale ognuno, attraverso i social, ha diritto di parola. Siamo entrati in una nuova era, nella quale i social network non scompariranno ma tenderanno a evolvere. Siamo entrati nell’era del controllo assoluto, di noi si saprà sempre di più e questo può avere risvolti drammaticamente negativi ma anche straordinariamente positivi. Siamo nel medioevo, nel passaggio tra un’era e l’altra, da quella analogica a quella digitale. E’ solo l’inizio del futuro… (segue)
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