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NUMERO 21 - 11/11/2015

Economia e diritto: una questione di misura

Economia e giustizia intessono, da sempre, relazioni conflittuali. D’altronde vi si riflettono mondi lontani, contrapposti: la prima è il regno della competizione, la seconda delle garanzie. Ma il conflitto parrebbe ormai risolto con un vincitore e un vinto, perché stiamo celebrando il trionfo dell’economia sulla giustizia, quindi sul diritto, quindi sui diritti. È una conseguenza della crisi economica inaugurata nel 2008, che ci induce a misurare ogni servizio pubblico non per le sue qualità, bensì per i suoi costi. È anche un effetto del pauperismo, del clima che segna il nostro tempo; come ha detto il presidente del Senato, se decidessimo di demolire palazzo Madama monterebbe una polemica sul costo delle ruspe. Ed è la rivincita postuma di Marx: il primato della struttura sulla sovrastruttura. Ma la democrazia è struttura, non sovrastruttura. E la democrazia costa, così come costerà il nuovo Senato, anche se i senatori non intascheranno alcuna indennità (nel 2014 Palazzo Madama ha speso oltre mezzo miliardo, di cui soltanto 79 milioni per le indennità dei senatori, 145 milioni per il personale). E costano i diritti, giacché nessun diritto è gratis. Dicono bene due studiosi americani (S. Holmes e C.R. Sunstein, Il costo dei diritti, New York 1999): la libertà dipende dalle tasse. Più diritti, più tasse. D’altronde anche i diritti civili costano, anche le antiche libertà negative. Costa il diritto alla vita come il diritto di proprietà. Nell’agosto del 1995 divampò un incendio a Long Island, dove hanno le proprie residenze i ricchi; l’incendio fu domato, ma con una spesa di 3 milioni di dollari. Da qui una prima conseguenza, a proposito del costo della giustizia. Una giustizia inefficiente pesa sulle imprese come sui cittadini. Ma la giustizia è efficiente se sa tutelare i diritti, ed è molto difficile riuscirci quando i diritti sono un fiume in piena. Sta di fatto che la nostra società degli egoismi, individuali e collettivi, ha generato un’inflazione di diritti. Basta allungare lo sguardo sui progetti di legge depositati in Parlamento nel corso del 2014. Diritto allo sport (Pietro Laffranco). Diritto alla bellezza (Serena Pellegrino). Diritto di voto ai sedicenni (Consiglio regionale dell’Emilia Romagna). Diritti degli animali (Loredana De Pretis). E via via, dato che i nuovi bisogni s’aggiungono ai vecchi bisogni già codificati, dal diritto a vacanze confortevoli che si reclama verso le agenzie di viaggio, fino al diritto alla gentilezza da parte del personale paramedico in corsia. Mentre ovunque si moltiplicano le Carte dei diritti: del malato, del bambino, dell’alunno, dell’anziano, dell’automobilista, del pedone, dello spettatore, del turista... (segue)



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