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NUMERO 21 - 08/09/2021

Green pass, obbligo vaccinale e le scelte del Governo

L’annuncio del Governo di estendere l’operatività del c.d. Green Pass (o certificato da Covid-19) dalla sfera dei viaggi all’estero a molteplici attività interne di carattere produttivo e non, ora inserito nel decreto legge 6 agosto 2021, n. 111, in fase di conversione in Parlamento, sta suscitando molte polemiche. Nel giro di pochi giorni le critiche contro tale estensione si sono propagate dal mondo della politica a quello intellettuale e culturale. Ben due documenti provenienti dal mondo accademico (di cui uno redatto da giuristi) 1 rivolgono numerose critiche contro tale strumento (e contro il Governo). Tre di esse, per quanto qui interessa vanno evidenziate: il suo essere strumento mistificatore (dell’obbligo vaccinale); l’essere incostituzionale in quanto in contrasto con il Regolamento UE 2021/953 che ha introdotto il Green pass al solo scopo di limitare la circolazione a scopo di viaggio; infine l’essere strumento discriminatorio tra coloro che potendolo ottenere possono accedere ad una serie di libertà costituzionalmente garantite e coloro che, invece, non volendolo o potendolo richiedere sarebbero esclusi dal godimento di tali diritti. Le questioni sono molto delicate e liquidarle, come pure si è fatto in questi giorni da parte di taluni commentatori, rispedendo al mittente le critiche in nome di una superiore tutela del bene pubblico collettivo o, peggio, dell’incompetenza sul tema sanitario da parte di coloro che hanno redatto o sottoscritto tali documenti, non è rispettoso della profondità e latitudine dei rilievi mossi. Occorre invece prendere sul serio tali critiche e con esse confrontarsi... (segue)



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