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NUMERO 20 - 22/10/2008

Identità europea, identità nazionali, identità locali: il senso e la direzione di una scommessa

Esami alla Luiss. Una ragazza dal colorito olivastro, con un cognome italiano ed un nome esotico, risponde all’appello. Guardo il libretto: la giovane è nata in un paese dal nome chiaramente straniero, di cui non viene indicato lo stato, e risiede in un paese che mi pare sia in Calabria. Incuriosito, chiedo alla ragazza dove sia nata. “In India”, mi risponde; e poi, forse per prevenire altre mie domande, con un chiaro accento calabrese – che non è però quello di Reggio, né quello di Catanzaro - mi dice “i miei genitori mi hanno adottato quando avevo due anni”. Le confesso di avere anch’io sangue calabrese, essendo mia madre nata a Reggio Calabria; e lei, di rimando, “ma io sono della provincia di Cosenza, quindi calabrese di montagna e del nord”. Colpito dalla risposta, le chiedo se sia mai tornata in India e lei mi risponde di non averne ancora voglia. Poi l’esame riprende e si conclude (positivamente).
Caso estremo, certo (ma non troppo, se si pensa ad esempio alle storie di due giovanissime promesse del calcio italiano, come Mario Balotelli e Stephan Okaka); ma sintomatico di un mondo dove le identità si mescolano, si sommano, e, soprattutto, si acquisiscono e si mutano assai rapidamente. La crisi del concetto di identità deriva infatti non tanto e non solo dalla possibilità di mescolare e sommare identità, quanto dalla rapidità con cui milioni di persone possono mutare il senso della propria appartenenza ad una comunità e sviluppare identità nuove...

(continua)



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