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NUMERO 9 - 06/05/2015

Il d.d.l. sulla buona scuola: discussione sulle politiche scolastiche o scontro sull’idea di 'concertazione' sindacale?

Dopo ben sette anni di divisioni sindacali che hanno visto le maggiori sigle quasi sempre divise sui provvedimenti governativi riguardanti la scuola (CISL e UIL spesso colloquiante, CGIL quasi sempre contro) il 5 maggio è stato indetto dalla c.d. Triplice (più GILDA e SNALS) uno sciopero unitario come risposta al’avvio della discussione parlamentare sul disegno di legge governativo  “Disposizioni in materia  di autonomia scolastica, offerta formativa, assunzioni e formazione del personale docente, dirigenza scolastica, edilizia scolastica e semplificazione amministrativa”, detto in termini brevi il decreto sulla “buona Scuola”. La decisione è stata assunta , non a caso, proprio il 18 aprile, giorno di inizio della discussione in Parlamento. Il d.d.l. in questione, che innoverebbe in profondità l’attuale sistema, riassunto nei suoi punti principali prevede: la programmazione triennale dell’offerta formativa (oggi annuale); l’assegnazione ad ogni scuola di un organico di posti docente“funzionale” all’offerta formativa di cui sopra e individuato dalla stessa scuola (oggi il ministero assegna i docenti indipendentemente dalle richieste delle scuole); l’assunzione a tempo indeterminato di un numero consistente degli attuali “precari” attraverso concorso nazionale; l’estinzione delle graduatorie a punteggi da cui scaturisce l’obbligo di assunzione e il divieto di supplenze, anch’esse generatrici di precariato; un ruolo assolutamente centrale dei Dirigenti scolastici, i quali: deciderebbero la programmazione triennale dell’offerta formativa della scuola che dirigono (oggi di competenza del Collegio dei docenti), ne gestirebbero il budget (oggi di competenza del Consiglio di istituto), determinerebbero il relativo fabbisogno di personale (oggi deciso dal ministero) e, soprattutto, sceglierebbero di triennio in triennio i docenti da impiegare (oggi individuati dal ministero); che la scelta da parte dei Dirigenti scolastici dovrebbe essere operata tra i docenti (vincitori di concorsi su base regionale) iscritti a un albo territoriale secondo una procedura selettiva di cui sarebbe garantita la trasparenza e la pubblicità, ma che sostanzialmente si fonderebbe su valutazioni discrezionali del Dirigente scolastico; incentivi economici e premialità in base al merito (oggi vige unicamente il sistema di anzianità); agevolazioni fiscali (5 per mille) e incentivi alle liberalità private per le scuole (oggi in parte possibile); un piano edilizio straordinario, anche con riguardo alle scuole innovative. La ritrovata unità sindacale (che ha addirittura compattato anche i metalmeccanici della FIOM) è scaturita soprattutto in opposizione ai poteri che il ddl attribuisce al Dirigente scolastico. Se, infatti,  si leggono le motivazioni dello sciopero dichiarate dalle diverse sigle sindacali se ne ricava che il bersaglio principale delle critiche sono i poteri di direzione e di organizzazione degli istituti scolastici e del corpo docente che il d.d.l. attribuisce ai dirigenti scolastici, sottraendoli,  per un verso agli organi collegiali della scuola (Collegio docenti e Consiglio di istituto) e, per altro verso alla contrattazione sindacale ovvero al potere direttivo delle circolari ministeriali. Di qui i paventati rischi di incostituzionalità della riforma (in realtà assai deboli) per violazione della libertà dell’insegnamento garantita dall’articolo 33 della Costituzione, per un verso, e della imparzialità nella gestione delle pubbliche amministrazioni tutelata dall’articolo 97, per altro verso. In particolare,  quella che viene definita l’“aziendalizzazione” delle modalità di gestione degli istituti scolastici e la “precarizzazione” del personale docente sottoposto al rischio di cambiare ogni triennio istituto (seppur in seno allo stesso bacino territoriale subregionale) esporrebbero al pericolo di una gestione clientelare o quantomeno arbitraria da parte dei dirigenti scolastici, che finirebbe per condizionare la stessa autonomia didattica dei docenti, costretti a “guadagnarsi” la conferma nell’organico al termine del triennio e anche l’attribuzione di premi e incentivi economici... (segue)



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