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NUMERO 16 - 07/08/2013

Il gattopardo estremista e l’innovatore paziente. Costituzionalisti e riforme nella crisi italiana.

Le proposte di revisione «organica» della Costituzione - occorrenza periodica nel dibattito politico in Italia quando si fanno più pressanti i fattori di crisi - presentano oggi alcuni tratti che possono dirsi consolidati e conducono a implicazioni prevedibili. Esse suscitano, invero, reazioni ideologicamente molto connotate, le quali, anche quando provenienti dai «chierici» del costituzionalismo, tali per collocazione accademica, oscurano la linearità dell'argomentazione giuridica a vantaggio delle prese di campo «militanti» (salva la possibilità che il campo trasmuti in ragione della variabile posizione istituzionale e politica del singolo «chierico» operante o dichiarante, poiché è nella tradizione nazionale vedere, non di rado, i «chierici» prestati o prestarsi a varie funzioni). Possono essere difficilmente considerate capaci di condurre a mutamenti profondi, poiché mai si realizza l'ambizione - da tutti dichiarata in principio - di riprodurre, in vista delle modifiche proposte e tra i nuovi soggetti politici, le condizioni originarie di coesione alla base del «patto costituzionale» vigente. L’inesorabile mancato conseguimento degli obiettivi maggiori che esse prospettano rende non praticabili o allontana anche gli interventi più limitati che sarebbero necessari a migliorare la funzionalità del sistema. Siffatto «ordinario insuccesso» può perfino risultare rassicurante (fatta la tara dell'enorme dilapidazione di risorse che comporta, a partire dallo spreco di tempo parlamentare), per quanti, spesso fondatamente, hanno ritenuto che molti dei mutamenti prospettati avrebbero prodotto lacerazioni gravi nel tessuto della Costituzione, alterandone gli equilibri di fondo... (segue)



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