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NUMERO 15 - 28/06/2023

Il rapporto tra soccorso in mare e controllo dell’immigrazione: un problema irrisolvibile?

Il cortocircuito, istituzionale e operativo, che coinvolge a livello domestico il tema del soccorso in mare, quando sia connesso al fenomeno migratorio, è il risultato di una evidente contaminazione tra piani, favorito da un vero e proprio groviglio normativo nel quale si confrontano le regole consuetudinarie e uniformi sulla salvaguardia della vita umana in mare, i principi universalmente riconosciuti sui diritti fondamentali dell’individuo, le norme sul controllo dell’immigrazione e quello degli Stati sulle proprie frontiere, le norme di diritto marittimo sui compiti, doveri, e responsabilità, anche penali, del comandante della nave. Il tutto può essere più sinteticamente ricondotto al confronto del piano più propriamente riferibile al concetto di soccorso marittimo, retaggio di antiche e consolidate consuetudini il cui livello di uniformità è elevato, e quello delle attività di polizia e, in particolare, di polizia dell’immigrazione che ciascuno Stato legittimamente compie a tutela dei propri interessi sovrani in relazione alla quale il livello di connessione e collaborazione tra amministrazioni interne allo Stato e tra Stati è significativamente più debole se non, in taluni casi, addirittura inesistente. Si tratta di una contaminazione che si risolve talvolta in forme di vera e propria sovrapposizione, plasticamente evidente in alcuni interventi normativi che sono stati adottati nel tentativo di fronteggiare la situazione di particolare urgenza che ha riguardato i flussi migratori che attraversano il Mediterraneo verso le nostre coste... (segue)



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