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E’ conoscenza acquisita che, accanto alle istituzioni formali, ogni sistema economico dipende per il suo funzionamento dalle “istituzioni informali”: ovvero l’insieme delle norme e delle convenzioni sociali, dei valori religiosi, delle tradizioni e norme di comportamento che prevalgono in un determinato territorio e in un determinato spazio di sovranità. E’ altrettanto acquisizione comune della scienza economica che lo sviluppo di ogni Paese nelle diverse epoche dipende in maniera cruciale dalla qualità tanto delle sue istituzioni economiche formali quanto delle sue istituzioni informali. Il fenomeno della globalizzazione, che domina la vita economica da più di un ventennio, ha mostrato a sufficienza come l’apertura al commercio internazionale non sia stata di per sé un fattore sufficiente di sviluppo economico per ogni Paese coinvolto, ma che i Paesi che sono maggiormente cresciuti in seguito all’espansione dei mercati internazionali sono quelli che avevano e che hanno le migliori istituzioni, economiche e non economiche. Questa visione “istituzionalistica” (e.g. A. Alchian, R. Coase, C.D. North, M. Olson, O. Williamson) non si oppone necessariamente alla visione tradizionale della scienza economica neoclassica, che pone al centro l’individuo produttore/consumatore, massimizzatore di utilità, ma è complementare ad essa, perché tiene opportunamente conto delle risorse e dei vincoli che le istituzioni, formali ed informali, forniscono agli operatori economici in un mercato competitivo. Tuttavia, se questo è vero sul piano teorico, lo è stato è lo è molto meno sul piano della concreta realtà storica degli ultimi due decenni. Ovvero, il periodo che ci separa dal Trattato di Maastricht. Il Trattato di Maastricht (1992) rappresenta un momento simbolico e reale cruciale di mutamento del quadro di istituzioni formali dell’economia per l’Europa e per l’Italia. Esso ha infatti determinato il mutamento della istituzione economica formale più importante di una economia capitalistica (la moneta) ed insieme ha accelerato il mutamento di molte altre istituzioni formali (regole della concorrenza, armonizzazione delle norme e degli standard produttivi, etc.) originatesi con la Comunità Economica Europea... (segue)
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