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NUMERO 12 - 15/06/2016

La Commissione europea dinanzi alla crisi costituzionale polacca

Il 1° giugno 2016 la Commissione europea ha trasmesso al governo polacco il proprio parere sullo stato di diritto in Polonia, emesso nell’ambito del “Nuovo quadro dell’UE per rafforzare lo Stato di diritto”. Tale quadro, adottato dalla Commissione con la comunicazione dell’11 marzo 2014 al Parlamento europeo e al Consiglio, prevede un sistema di preallarme nel caso di disfunzioni “sistemiche” dello stato di diritto, basato su un dialogo con lo Stato membro interessato, in esito al quale la Commissione medesima si riserva di proporre al Consiglio o al Consiglio europeo l’attivazione della procedura prevista dall’art. 7 TUE, relativa alla constatazione del rischio di violazioni gravi o dell’esistenza di violazioni gravi e persistenti dei valori dell’Unione da parte degli Stati membri. Dell’invio del parere, la Commissione europea ha dato notizia pubblica in un comunicato stampa ed in una nota di sintesi sul procedimento. Tuttavia, il relativo contenuto, che comporterebbe una ventina di pagine, è rimasto riservato e la consegna finora risulta essere stata rispettata, fatti salvi alcuni retroscena apparsi sui media. Nondimeno, considerato che si tratta della prima applicazione del nuovo strumento volto a rafforzare lo stato di diritto nell’Unione e che il procedimento instaurato dalla Commissione potrebbe condurre all’attivazione del ricordato art. 7 TUE, non appare priva di interesse l’analisi dei principali profili giuridici della questione e delle sue prospettive di soluzione. Al contempo, è necessario ricostruire le recenti vicende politico-istituzionali che hanno riguardato la Polonia e che sono all’origine della delicata situazione in esame... (segue)



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