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La nascita dei governi. I Presidenti della Repubblica tra Carta costituzionale e prassi. Presentazione dei contributi.

Le vicende cui abbiamo assistito negli ultimi mesi – a cominciare dalla nascita del governo Monti del novembre 2011, per poi continuare con l’incarico “condizionato” a Pierluigi Bersani, con la successiva  nomina da parte del Presidente della Repubblica di due gruppi di lavoro durante la fase della formazione del governo e fino alla formazione del nuovo esecutivo guidato da Enrico Letta - hanno riportato prepotentemente sotto i riflettori una tematica che sembrava essere sopita in vigenza del sistema maggioritario, ossia l’incidenza più o meno forte del Presidente della Repubblica sulla formazione del governo e la rilevanza della prassi costituzionale in passaggi così delicati della vita istituzionale del Paese. Non è neppure il caso di ribadire, perché noto e sottolineato da più parti e persino dallo stesso Napolitano, quanto la Costituzione sia scarna su questo punto; è dunque evidente che l’interprete e lo studioso di diritto pubblico fanno fatica a fissare dei paletti, ad individuare dei punti fermi che vadano oltre il dato costituzionale della nomina cui deve far seguito la presentazione alle Camere per l’ottenimento della fiducia; tutta la fase precedente ha natura “magmatica”, si adatta e prende forma di volta in volta a seconda delle condizioni date. Non sembra dunque privo di utilità compiere una ricognizione su come, in concreto e a partire dal primo esecutivo repubblicano, i governi - tutti i governi, pluripartito, monocolore, di minoranza, elettorali, balneari, senza fiducia, etc - abbiano visto la luce.



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