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NUMERO 19 - 10/10/2012

La riforma elettorale: una necessità per una democrazia responsabile ed efficiente

All’avvicinarsi della scadenza della legislatura la questione della legge elettorale diventa sempre più cruciale per le sorti future del nostro ordinamento. L’attuale meccanismo, peraltro già criticato per taluni aspetti anche dalla Corte costituzionale, non ha fornito buona prova di sé. L’obiettivo di costruire una linea salda e continua tra voto popolare, rappresentanza parlamentare, e governo del Paese, non è stato raggiunto né in questa legislatura, né in quella precedente. Il quadro partitico non è stato affatto rafforzato dal sistema elettorale che, viceversa, lo ha condizionato in senso disgregativo e divisivo. Per di più, si è fortemente ridotta la capacità sistemica di assorbire le istanze poste dai nuovi movimenti extra-parlamentari, così determinandosi una preoccupante frattura tra il “sentire comune” e i processi di decisione pubblica. I governi sono stati sorretti da maggioranze composte sulla base di accordi di coalizioni dimostratisi assai fragili e subitaneamente esposte a gravi e irrimediabili lacerazioni. La scorsa legislatura è terminata dopo un biennio con lo scioglimento anticipato, così come nella presente legislatura l’accordo di coalizione risultato vincente – e dunque maggioritario – in sede elettorale, è durato praticamente per soli due anni. Le responsabilità di tutto ciò, è evidente, non sono soltanto del sistema elettorale introdotto nel 2006, e degli specifici connotati che lo caratterizzano, come, ad esempio, la differente modalità di attribuzione del cd. premio di governabilità nella Camera e nel Senato, e la conseguente possibilità che si formino due diverse maggioranze determinate non dall’entità dei voti ricevuti dalle coalizioni in competizione, ma dall’applicazione dei distinti meccanismi previsti per i due rami del Parlamento. Soprattutto, i difetti sono riconducibili all’effettiva incongruenza di questo sistema elettorale rispetto sia al presente contesto politico-sociale, che all’assetto istituzionale di riferimento. Il contesto politico-sociale determina, per così dire, l’ambiente in cui il sistema elettorale opera e che da quest’ultimo viene allo stesso tempo condizionato, se non addirittura plasmato. L’assetto istituzionale, dal canto suo, delinea le finalità ordinamentali che, nell’ambito di una data forma di governo, devono condizionare la scelta di un determinato meccanismo di selezione dei rappresentanti. Sono soprattutto questi i fattori che devono essere considerati quando si configura una riforma del sistema elettorale, e non tanto le modalità di perseguimento degli obiettivi generalissimi di rappresentatività e di governabilità che normalmente ci si prefigge in via astratta quando si affronta la questione della legge elettorale... (segue)



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