editoriale di Stefano Nespor
Milano, Italia
Tre considerazioni sull’esito, certamente non prevedibile, del voto per l’elezione del sindaco a Milano e tre considerazioni sul futuro della nuova Giunta.
Cominciamo dall’esito delle elezioni.
1. Ha vinto un candidato fortemente osteggiato, al tempo delle primarie, dal più importante partito del centro-sinistra, il PD in primo luogo. Il luogo comune tra i sostenitori del PD, dopo l’esito delle primarie, era che Pisapia non avrebbe avuto alcuna chance di battere Letizia Moratti. Uno dei fattori che hanno contribuito al successo di Pisapia è stato così quello di non rappresentare ufficialmente il principale partito della sinistra. Milano, da un ventennio dominata dal centrodestra, ha così cambiato bandiera proprio perché gli elettori non hanno dovuto votare un candidato ufficiale della sinistra.
2. Non è la sinistra che ha vinto, è la destra che ha perso, è stato lo slogan auto consolatorio dei sostenitori di Letizia Moratti. Non è proprio così. È vero che il centro destra ha perso per strada, in pochi anni, alcune decine di migliaia di sostenitori. Ma è anche vero che nel ballottaggio Pisapia ha totalizzato un numero di voti superiore a quelli che avevano permesso a Letizia Moratti di vincere al primo turno cinque anni prima. Quindi, è vero che la destra ha perso, ma è anche vero che il centrosinistra ha vinto. D’altro canto, come diceva il generale De Gaulle allorché ha posto fine alla Quarta Repubblica, il potere non si conquista, si raccoglie.
3. L’aspetto più nuovo delle elezioni di Milano, come pure, qualche settimana dopo, dell’esito dei referendum, è stato il crollo di un sistema che aveva basato gran parte del suo successo sul controllo delle comunicazioni (soprattutto dei vari canali TV) e dei media in generale. Un ruolo determinante è stato svolto, infatti, da quello che è stato denominato il popolo di Facebook e di Twitter e dal martellante invio e inoltro di messaggi. In altri termini, dopo decenni di supina accettazione di scelte calate dall’alto e di indifferenza verso la progressiva distruzione del senso di moralità pubblica e di solidarietà sociale che, ancor prima di qualsiasi legge o di qualsiasi costituzione, sta alla base del funzionamento di un aggregato sociale, si è sviluppata e imposta...(segue)
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