editoriale di Renzo Dickmann
Per una dimensione costituzionale universale della tutela dei diritti e delle libertà
Mercoledì 10 dicembre prossimo ricorre il 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, adottata e proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948.
Questo anniversario, che per l’Italia si sovrappone al 60° dell’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, induce ad alcune riflessioni, che peraltro muovono da entrambi i testi, circa i confini della dimensione costituzionale della disciplina dei diritti e delle libertà individuali.
Dal 1948, dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, l’Assemblea generale della neonata Organizzazione delle Nazioni Unite era riuscita ad approvare un testo di principi inneggiante alla libertà ed all’uguaglianza originaria di tutti gli uomini “in dignità e diritti” (art. 1).
Questa Dichiarazione, ed il dibattito internazionale che ne ha accompagnato la gestazione, sono stati anche alla base della definizione nelle nuove costituzioni di molti stati di parti contenenti cataloghi di diritti e libertà fondamentali riconosciuti nel quadro di rinnovati ordini costituzionali dei poteri di governo ispirati al modello della democrazia rappresentativa.
Tra questi è significativa l’esperienza dell’Italia, servita da esempio, assieme a quella di altri importanti paesi europei, come la Germania, per consolidare in Europa forme originali di democrazia ispirate ai principi del costituzionalismo, poi emulate da altri paesi che in anni successivi sono usciti dall’oscurantismo di regimi autoritari, come Grecia, Portogallo e Spagna.
Da queste poche parole già emerge come affiancare le due ricorrenze non sia un semplice fatto occasionale, ma consegua ad un’inevitabile correlazione storico-politica tra le dinamiche del costituzionalismo in Europa e la nascita di un testo di riferimento, la Dichiarazione Universale, per il progressivo riconoscimento a livello globale ed in termini omogenei dei diritti e delle libertà dell’uomo.
Infatti, sulla sua scia, molti altri atti internazionali sono stati adottati e sono entrati in vigore, grazie in primo luogo alle entusiastiche energie dell’ONU, ma anche all’iniziativa di nascenti nuove organizzazioni internazionali di cooperazione in determinati ambiti regionali.
(segue)
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