editoriale di Andrea Manzella
Prima lettura di un Parlamento (un po’ meno) Europeo
Vecchia saggezza giuridica ammoniva ad astenersi da definizioni in testi normativi. Non ne hanno tenuto conto i redattori del Trattato di Lisbona quando hanno scritto all’art. 10,4 TUE che i “partiti politici a livello europeo contribuiscono a formare una coscienza politica europea”. E’ accaduto infatti che “a livello europeo” sono intervenute intese pre-elettorali fra partiti “sovranisti” o “patriottici” dirette a formare invece una “coscienza antieuropea”, con il preciso intento istituzionale di costituire gruppi comuni in Parlamento, per contestare l’intera costruzione dell’ Unione e/o la sua moneta unica. Si è predeterminata così quella dichiarazione di “affinità politica” richiesta dall’articolo 30, 1 del Regolamento del Parlamento europeo per la costituzione nel suo seno di “gruppi politici” (oltre ai noti requisiti numerici dei 25 deputati di 7 paesi). “Affinità” non soggetta a sindacato interno parlamentare. La “valutazione” del Parlamento è prevista infatti solo quando ci sia una dichiarazione inversa: di “non affinità” e la ratio del raggruppamento venga indicata quindi dai membri in semplice convenienza “tecnica”(conforme è la giurisprudenza della Corte di Giustizia). Queste intese fra partiti “sovranisti” avranno la virtù di liberare dal contestatissimo elenco dei “non iscritti” (art. 33 Reg. PE) anche piccoli nuclei di deputati o singoli che, non potendosi avvalere di una casa comune ,non avevano,nelle passate legislature, il conforto (e le facilities procedurali ed organizzative) riservato ai “gruppi politici” regolarmente costituiti. E’ difficile però che queste intese “euro-ostili” conducano alla formazione di un unico gruppo. Più probabile è che, date le diversissime posizioni ideologiche e di prassi politica incluse nella generica formula di “populismo” ,le formazioni “anti-sistema” possano costituire due gruppi( per intendersi: con Front National-Lega Nord e UKIP-M5Stelle come rispettive teste di lista).E’ improbabile infatti che posizioni di contestazione alle concezioni “federalista” e “costituzionalistiche” dell’ UE possano accettare la coabitazione con posizioni di impronta xenofoba, antisemita o addirittura apertamente neonazista (puntuale conseguenza, quest’ultimo aspetto, dell’aberrante sentenza del Tribunale Costituzionale tedesco che ha abolito la soglia del 3% in quella legge elettorale per il PE). E’ però realistico pensare che tale differenza di fondo sia destinata ad attenuarsi nel vivo dell’ esperienza parlamentare e nel confronto con le forze “di sistema”, quando le vicende politiche chiameranno ad una sostanziale semplificazione (bianco-nero) su temi istituzionali.... (segue)
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