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Una modifica della Costituzione - ampia, ma in realtà centrata sui due profili del superamento del bicameralismo paritario e sulla riscrittura dei rapporti tra Stato e Regioni - introdotta su iniziativa del Governo nell'aprile 2014 e approvata dal Parlamento nell'aprile 2016, è stata infine bocciata dal corpo elettorale nel referendum costituzionale del dicembre 2016, indetto ai sensi dell'art. 138 Cost., su richiesta dei parlamentari dell'opposizione (oltre che di quelli della maggioranza e di 500.000 elettori), non essendo stato raggiunto il quorum costituzionalmente previsto dei due terzi delle assemblee. Non è inutile ricordare che la partecipazione è stata molto alta (oltre il 70%) e che la percentuale di voti contrari ha sfiorato il 60%, con una distribuzione non particolarmente disomogenea nel Paese, giacché il Sì è risultato prevalente - ma di poco - solo in tre Regioni. L'esito negativo ha un primo evidente risultato: rimane vigente il testo costituzionale attuale, come approvato il 22 dicembre 1947 e poi via via più molte modificato e integrato; come si è notato, molte sono state le modifiche costituzionali, una sola tuttavia con una qualche organicità e complessità, quella recante il numero 3 del 2001: e proprio questa ultima riforma era ampiamente oggetto delle modifiche approvate dal Parlamento e rigettate dal corpo elettorale... (segue)
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