editoriale di Fulco Lanchester
Il governo Berlusconi e gli organi di garanzia
Il primo anno di vita del terzo Governo Berlusconi è stato celebrato da una pubblicazione del Ministero per i rapporti con il Parlamento, che ha fornito e commentato dati sugli obiettivi raggiunti, comparandoli con la performance della compagine di Romano Prodi. A dire il vero molti dei fenomeni osservabili negli ultimi dodici mesi costituiscono elementi di continuità con il passato per quanto riguarda i rapporti Governo- Parlamento, il cui ruolo è definito dall’uso abbinato della decretazione d’urgenza e della posizione della questione di fiducia. Ma questo non mi sembra la caratteristica più interessante del periodo. E’ opportuno, invece, analizzare in che modo l’attività del Governo Berlusconi e le vicende personali del suo leader abbiano influito ed influiscano sull’attività degli organi costituzionali di garanzia presenti nel nostro ordinamento: ossia la Presidenza della Repubblica e la Corte costituzionale. Un simile taglio ritengo possa fornire materiale per analizzare indirettamente la valenza delle tensioni che dal contesto politico si irradiano sulle istituzioni di garanzia interna ed esterna dell’ordinamento. Le polemiche sulla promulgazione del decreto sicurezza e quelle relative alla non terzietà di due giudici commensali del Premier e del Ministro della Giustizia nella prospettiva del giudizio della Corte sul cosiddetto lodo Alfano costituiscono un tema che unisce, infatti, l’attualità politica con le vicende strutturali dell’ordinamento costituzionale repubblicano nella prospettiva della ristrutturazione sistemica post-1993. Com’è noto, nell’ambito della forma di Stato di democrazia pluralista le scelte dei costituenti italiani relative alla forma di governo ed al tipo di Stato (rapporti centro periferia) si orientarono verso l’esigenza di istituzioni deboli ed adeguate ai timori della forze contrapposte che le esprimevano. L’impianto della forma di governo vide, quindi, la riaffermazione di quella parlamentare con minime correzioni stabilizzatrici (il c.d. o. d. g. Perassi), con la previsione di un bicameralismo paritario ed il rigetto di meccanismi selettivi sia sul piano partitico che elettorale.
(segue)
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