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NUMERO 22 - 01/12/2010

La nuova governance della politica economica dei Paesi UE

Dal punto di vista macro-finanziario, la riforma della governance economica dell’eurozona si presenta come una priorità finalizzata a rassicurare i mercati circa la sostenibilità dei conti pubblici dei Paesi che ne fanno parte.
I temi connessi con la revisione della governance economica, secondo il mandato assegnato al gruppo di lavoro, sono stati esaminati anche nel rapporto finale della task force del Consiglio Europeo (diffuso il 21 ottobre), che presenta le posizioni individuate nell’ambito del gruppo di lavoro formato dai ministri delle finanze e rappresentanti degli Stati membri.
In sintesi, la direzione verso la quale gli organi della UE si sono indirizzati include un rafforzamento del monitoraggio sui bilanci nazionali dei paesi membri. A questo si dovrà aggiungere il monitoraggio che verrà esteso anche a una definizione più ampia del concetto di stabilità macroeconomica.
In questi termini, tale percorso segna una sorta di "ritorno" allo spirito originario del Trattato di Maastricht: anche se l’enfasi, finora, è sempre stata posta sui casi di violazione del limite del 3% del PIL al disavanzo pubblico, il Trattato di Maastricht richiedeva infatti in realtà di mirare ad un bilancio in pareggio in situazioni di crescita “normale” (lasciando che il disavanzo si allargasse fino ad un massimo del 3% del PIL in caso di recessione).
In tal senso, il Trattato richiedeva anche che i paesi mantenessero, o riportassero, il loro rapporto debito pubblico/PIL sotto il 60%. Di fatto, la lettera del Trattato non è stata mai seguita, e neppure le sanzioni previste per violazioni del limite del 3% sono mai state applicate... (segue)



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