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NUMERO 8 - 20/04/2011

La governance economica europea: cronaca di un anno

 
Nel marzo 2010, la Commissione europea ha proposto una ambiziosa strategia dell’Unione, incentrata su tre priorità: crescita intelligente (attraverso lo sviluppo delle conoscenze e dell'innovazione), sostenibile (basata su un'economia più verde, più efficiente nella gestione delle risorse e più competitiva) e inclusiva (volta a promuovere l'occupazione, la coesione sociale e territoriale).
A questa strategia la Commissione diede un titolo di forte presa comunicativa, quello di “Europa 2020”. Essa è stata sviluppata con due successive comunicazione della Commissione del 12 maggio e del 30 giugno 2010 ed approvata dal Consiglio europeo del 17 giugno 2010. Rientrano nella stessa strategia sette “Iniziative faro”, a competenza mista UE-Stati membri, adottate dalla Commissione.
Per la realizzazione di Europa 2020 la Commissione ha elaborato le proposte concernenti il rafforzamento della governance economica e la piena attuazione delle regole vigenti in materia di disciplina di bilancio.
Dei due temi saranno analizzati gli aspetti di maggiore rilievo.
 La parola “governance” deriva dal francese gouvernance che nel tredicesimo secolo significava governo. L'accezione attuale del vocabolo è di recente acquisizione, traendo origine da alcune ricerche delle Nazioni Unite della fine degli anni '80 del secolo scorso. I tentativi di tradurre in italiano governance, con “governanza” o “buon governo” non hanno avuto successo. Il lemma infatti è stato acquisito ormai dall’italiano, come dimostra il fatto che comincia ad essere registrato dai comuni dizionari; pertanto, il vocabolo è qui scritto in carattere tondo.
Il termine governance esprime (a differenza di government che indica sia il governo, sia l’amministrazione pubblica) una concezione non autoritativa del processo decisionale pubblico, concezione ravvisata, di volta in volta, nella “risoluzione collettiva dei problemi” (Osborne & Gaebler), nella “interazione degli sforzi di intervento di tutti gli attori coinvolti” (Kooiman), nelle tecniche utilizzate per individuare le organizzazioni e i programmi necessari per realizzare le mire e le preferenze dei cittadini (Purchase & Hirshhorn), in tecniche e raccordi di carattere legislativo, regolamentare, normativo, amministrativo di prassi e comportamenti necessari per consentire il funzionamento complessivo del sistema, in un “processo di riallocazione del potere pubblico tra soggetti pubblici e soggetti privati di vario genere, e un conseguente processo verso il basso di quote sensibili di potere” in una “redistribuzione di autorità e in un incremento degli attori legittimati, che portano ad un crescente bisogno di coordinamento”. Secondo il Comitato economico e sociale europeo, il termine richiama alla mente un’architettura istituzionale decentrata, dove non agisce un solo centro di potere come negli stati nazionali, bensì una pluralità di soggetti, sia governativi che non governativi, che cooperano tra loro per il raggiungimento di fini condivisi. Secondo il Libro bianco della Commissione del 2001, il concetto di governance designa le norme, i processi e i comportamenti che influiscono sul modo in cui le competenze sono esercitate a livello europeo, soprattutto con riferimento ai principi di apertura, partecipazione, responsabilità, efficacia e coerenza
 



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