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NUMERO 17 - 17/09/2014

Il federalizing process europeo

È evidente che oggi non sembra il migliore momento per parlare di un federalizing process europeo: a torto o a ragione, i morsi della crisi economica che attanaglia gli Stati del vecchio continente vengono ricondotti fondamentalmente alla costruzione europea, ai vincoli economici e finanziari che ne derivano, alla impossibilità di manovre economiche e sociali nazionali, alla cecità dei burocrati di Bruxelles, alla non democraticità  della costruzione europea. Quest'ultima è poi l'affermazione più tranchant e negativa, giacché in essa è implicito un giudizio di valore: la costruzione europea non è e non potrà mai essere democratica, giacché la democrazia presuppone un demos, un popolo, e un popolo europeo non esiste. Ne abbiamo discusso tanto e ne continueremo a discutere. Ma, a mio modesto giudizio, la discussione non è ancora pienamente centrata. Ho l'impressione - e non me ne vogliano i miei amici e colleghi costituzionalisti e comunitaristi - che la discussione sull'Europa non sia mai riuscita ad uscire da logiche settoriali, di materia, e non sia ancora approdata ad un approccio pienamente di diritto costituzionale. Ne abbiamo parlato sotto un profilo di teoria generale (c'è un popolo europeo? C'è uno stato europeo? C'è una costituzione europea?), sotto un profilo economico e finanziario, ovvero esaminando le politiche europee settore per settore; abbiamo seguito e inseguito minuziosamente i complicati processi decisionali europei, verificando se questa o quella procedura rispettasse precisamente questo o quel comma del Trattato: non abbiamo mai provato a mettere insieme tutte queste analisi settoriali, affrontandole con un occhio e un profilo globale. Occorre in realtà mettere insieme un'analisi diacronica, che ci dica quanta unità e quanta divisione c'è stata e c'è nella storia dell'Europa; un'analisi valoriale, chiedendoci se esistano valori comuni ai popoli europei; un'analisi di stretto diritto costituzionale, ponendoci la domanda se esistano strumenti giuridici per garantire a livello europeo il rispetto dei valori comuni, se si possano utilizzare le tradizionali categorie del diritto costituzionale nazionale a livello europeo, e se si possa parlare di una forma di Stato europea, di una forma di governo europea, di un sistema delle fonti europeo. Un'analisi approfondita va dedicata al profilo materiale, per vedere cioè quante e quali regole abbiamo in comune in Europa, spesso senza accorgercene o comunque senza dare a questo fatto il giusto peso; e non si può sfuggire infine ad un esame comparato con lo svolgimento del federalizing process negli altri modelli federali. Solo l'approfondimento di questi temi ci può dare la possibilità di evitare o comunque circoscrivere e storicizzare quella sensazione dell'essere "tutti senza bussola", così efficacemente descritta da Ulrich Beck nel suo ultimo  libro. E a ognuna di queste domande è possibile dare risposte, che sono in realtà più condivise di quanto si possa immaginare... (segue)



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