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NUMERO 6 - 25/03/2015

Perché i leader contano

In un Paese, come il nostro, che da sempre non riesce a prendere decisioni, si è radicata, in minoranze di sinistra e di destra, l’idea che la leadership sia un male in sé, che le democrazie guidate siano pericolose, che le riforme istituzionali ed elettorali che sollecitano la formazione di Prìncipi democratici costituiscono una minaccia per la democrazia. Di qui, la irriducibile battaglia contro “l’uomo solo al comando” che è stata avviata da personalità politiche, associazioni intellettuali, organi di stampa. Una battaglia che, oggi, ha come suo avversario esclusivo l’attuale Primo ministro Matteo Renzi, rappresentato come l’epitome del nuovo cesarismo, se non addirittura l’erede del vecchio cesarismo. Ciò che contraddistingue i critici dell’attuale Primo ministro è l’assoluta ignoranza di ciò che avviene in altre democrazie, oltre che l’arrugginita incultura del governo democratico. Le altre democrazie e la buona cultura di governo, infatti, si sono posti un doppio diverso problema: favorire l’ascesa dei leader e quindi predisporre i meccanismi idonei per controllarli senza impedir loro di governare. La nostra epoca è caratterizzata da un'ascesa senza precedenti dei leader democratici. Già il XX secolo aveva registrato una crescita di importanza degli esecutivi a danno dei legislativi in tutte le maggiori democrazie. Più le società sono diventate complesse, più è risultato impraticabile governarle attraverso assemblee costituite da centinaia di rappresentanti. Così, ammesso e non concesso che il XIX secolo abbia costituito il periodo d’oro dei legislativi, di sicuro il XX secolo ha celebrato la centralità degli esecutivi. Dove per esecutivo occorre intendere l'ambito istituzionale in cui vengono prese le decisioni che condizionano l’intera società nazionale. Parlo di esecutivo e non di governo, perché quest’ultimo esprime due realtà istituzionalmente diverse negli Stati Uniti della separazione dei poteri (ove indica l'insieme delle istituzioni di governo, quindi sia l'esecutivo-presidente che il legislativo-congresso) e nell'Europa della fusione dei poteri (ove indica invece il consiglio dei ministri, ocabinet, con il suo connotato di organismo collettivo). L’ascesa dei leader democratici  è stata certamente sostenuta dalla crescita di importanza decisionale acquisita dagli esecutivi. Tuttavia, essa rappresenta anche uno sviluppo inedito della politica nelle democrazie contemporanee. Quest’ultima si è personalizzatacome mai era avvenuto nel passato. Non solamente gli esecutivi contano sempre di più, ma contano sempre di più anche i capi degli esecutivi. Cioè il presidente degli Stati Uniti, il più rilevante tra i moderni Prìncipi democratici, e i primi ministri e presidenti semipresidenziali dei paesi europei. I leader di governo contano sempre di più per ragioni strutturali e non già contingenti. In particolare per tre ragioni. La prima. Per le trasformazioni indotte nella competizione elettorale dai media televisivi. La diffusione della televisione ha introdotto una vera e propria rivoluzione nel sistema della comunicazione politica. Per alcuni ha dato vita ad una teledemocrazia. Per via della sua logica interna, la televisione ha portato ad una personalizzazione senza precedenti della competizione elettorale e del confronto politico. Nella televisione contano solamente i leader. Per la televisione, la politica è un’attività che riguarda principalmente i leader... (segue)



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