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NUMERO 17 - 13/09/2017

Patto per Roma nell'agenda di governo: la proposta di una legge speciale per la Capitale

 Alcuni recenti interventi, commentando la situazione di degrado di Roma, hanno riproposto una grave questione istituzionale: cosa fare di una città che - al di là dei demeriti dell’attuale gruppo dirigente o di quelli precedenti - appare avviarsi, in modo irrimediabilmente sfiduciato, verso un inarrestabile declino, come ridare al Paese una Capitale. E la risposta a tale questione deve permettere di discutere di idee e di progetti, non di persone, anche se naturalmente poi le istituzioni camminano sulle gambe delle persone fisiche. Una prima, significativa linea di riflessione ce la offre proprio la Costituzione, questa volta non nel suo testo originario, bensì nella pur tante volte criticata riforma del Titolo V del 2001: nel terzo comma dell'art. 114 si legge che "Roma è la Capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento". Si tratta in verità di un tema radicato nel dibattito e nella storia del Paese, che non era mai approdato fino al 2001 ad un ancoraggio costituzionale per ragioni legate alla vicenda storica italiana: la volontà di non esaltare il ruolo di Roma come caput mundi; il tradizionalmente complicato rapporto dello Stato italiano con Roma intesa come "centro della cristianità"; il timore di rievocare l'esperienza fascista del Governatorato di Roma. Ma anche una volta che la difficoltà dell'inserimento del tema in Costituzione è stata superata, l'attuazione della disposizione è ricaduta nuovamente nella incertezza. Di Roma Capitale, delle modalità di attuazione di questa innovativa - e apparentemente condivisa - scelta costituzionale, non se ne è mai parlato autonomamente, dedicando ad essa uno specifico capitolo della discussione politica e istituzionale, ma solo in strumentale collegamento con altri temi e altre vicende. E infatti la prima attuazione dell'art. 114 è contenuta nella legge sul federalismo fiscale del 2009: lì, per bilanciare una teorica (e poi naufragata) apertura ad una maggiore autonomia di entrate e di spese degli enti territoriali, si prevedeva un regime peculiare di Roma, in quanto Capitale della Repubblica. Poi, però, pur se erano sul tappeto concrete ipotesi di interventi normativi, poco si è fatto: la sintonia allora esistente tra le maggioranze comunale e regionale, ambedue di centro-destra, ha spinto invece verso una ambigua sopravvalutazione del ruolo della Regione nella progettazione delle competenze e dei meccanismi di funzionamento di Roma Capitale... (segue) 



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