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La nuova legislatura repubblicana, avviatasi il 13 ottobre 2022, può essere rappresentata con un estratto dal dialogo leopardiano fra un passeggere e un venditore d’almanacchi: «Credete che sarà felice quest’anno nuovo? Oh illustrissimo si, certo; Come quest’anno passato?; Più più assai; Come quello di là?; Più più, illustrissimo; Ma come qual altro? Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi? Signor no, non mi piacerebbe». Che la legislatura appena cominciata possa essere migliore delle precedenti è l’auspicio che ogni italiano dovrebbe darsi, a prescindere dalle idee politiche: Right or left this is my country. Dal punto di vista della maggioranza parlamentare parrebbe che le premesse, quantomeno per durata e quindi stabilità, ci siano tutte. La coalizione di “destra-centro” ha vinto chiaramente le elezioni, ha ottenuto la maggioranza dei seggi parlamentari e ha potuto, in tempi brevi, formare un governo che ha avuto la fiducia del parlamento. Nonostante una legge elettorale pessima, che pareva dovesse favorire la confusione politica e non riconoscere un vincitore. Invece, gli elettori hanno votato come se ci fosse stato uno schema a tendenza bipolare, con uno schieramento coeso che si proponeva quale forza di governo; a differenza degli altri soggetti politici, che si sono presentati sparpagliati e privi di un chiaro programma di governo. Da qui, una prima considerazione: l’elettorato sa (e vuole) scegliere chi deve governare ancor più chi deve rappresentare, tenuto conto che questo gli è reso difficile dal meccanismo elettorale che mortifica la rappresentanza e svilisce financo il voto uninominale. Andiamo per odine. Innanzitutto, la precedente legislatura è stata davvero un brutto “almanacco”? Certo, segnata dalla pandemia e dalle oggettive difficoltà dovute a questa. La critica che le si può muovere però è quella di avere dato vita, in quattro anni, a ben tre governi sostenuti da tre differenti maggioranze. Un vero e proprio patchwork politico-istituzionale, che ha mostrato, ancora una volta, tutte le crepe del sistema istituzionale. L’ultimo governo poi, presieduto da una personalità di riconosciuta autorevolezza... (segue)
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