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NUMERO 6 - 21/03/2012

 La Corte Costituzionale: giudice delle libertà o dei conflitti?

Desidero innanzitutto ringraziare il collega ed amico Beniamino Caravita per aver preso l’iniziativa di questo Convegno. Si tratta di un Convegno che ritengo particolarmente importante, anche per le ragioni indicate dall’amico Lanchester. Come peraltro dirò subito dopo, i motivi particolari di questa importanza mi inducono ad andare al di là delle ragioni specifiche indicate nel Convegno medesimo. Ho infatti il timore che abbiamo ragionato quasi esclusivamente alla luce dell’art. 134 della Costituzione. Questo articolo è stato sostanzialmente scritto nella logica dei giudizi sulle leggi, perché queste sono le questioni di significato evidentemente prevalente rispetto al tema dei giudizi sui conflitti. Per quel che concerne infatti i conflitti, è opportuno aver presente che per tali si intendevano sostanzialmente quelli tra Stato e Regione, perché il nostro è un ordinamento istituzionale che ha finito col ripartire anche le funzioni amministrative tra Stato e Regioni, laddove i giudizi costituzionali sulle leggi avevano una loro specifica valenza all’interno del più generale potere della Corte Costituzionale sulle leggi medesime, fossero esse leggi dello Stato o leggi delle Regioni. Per quel che concerne infine i giudizi della Corte Costituzionale per i reati presidenziali, occorre rilevare che con molta difficoltà si può far rientrare questa categoria di giudizi nel tema dei conflitti. Una lettura attenta dei lavori dell’Assemblea Costituente sul tema specifico della Corte Costituzionale ha posto certamente in evidenza che erano particolarmente forti e sostenute le opinioni politiche contrarie all’idea stessa di un controllo costituzionale sulle leggi rimesso ad un soggetto del tutto nuovo e per giunta estraneo al Parlamento nazionale... (segue)



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