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NUMERO 17 - 12/09/2012

 La 'leale' cooperazione interparlamentare

Questo contributo intende ricostruire le principali dimensioni e funzioni della cooperazione interparlamentare attiva in seno all’Unione europea, facendo riferimento principalmente ai documenti elaborati dalla Conferenza degli organismi specializzati negli affari europei (Cosac) in modo da analizzare l’oggetto di indagine attraverso l’ottica parlamentare. La tesi che si sostiene è che le trasformazioni riguardanti le prospettive di attività e influenza della Cosac sulle Istituzioni europee registrano il passaggio dal conference model di diritto internazionale, focalizzato sulla questione del deficit democratico, alla inter-parliamentary cooperation che costituisce uno strumento diretto a rafforzare l’equilibrio istituzionale dell’Unione europea. Detto in altri termini, la questione dell’equilibrio istituzionale interno ai paesi membri viene attratta a livello europeo e inglobata nella questione dell’equilibrio istituzionale europeo. A prova di ciò sta una possibile riconfigurazione del ruolo dei parlamenti nazionali come network di “commitees” del Parlamento europeo il cui ruolo, assai debole rispetto a quello degli esecutivi, assume progressiva rilevanza quali comitati di consultazione e orientamento del Parlamento europeo. Sono tre le materie all’interno delle quali viene testata la validità di questa affermazione: il controllo sugli atti delegati dal Consiglio alla Commissione rispetto a cui i parlamenti nazionali all’interno della Cosac esprimono alcune preoccupazioni concernenti il rispetto della sussidiarietà e della proporzionalità; il controllo sulle politiche di sicurezza e difesa a cui viene accordata una enfasi specifica dall’art. 10 del Protocollo sul ruolo dei parlamenti nazionali annesso al Trattato di Lisbona; il controllo in materia di bilancio pluriennale che assume un significato peculiare nel contesto delle recenti modifiche della governance economica europea. L’introduzione a Lisbona di maggiori poteri a favore dei parlamenti nazionali ha riconfigurato l’architettura istituzionale dell’Unione europea esigendo dai parlamenti nazionali un contributo sul piano del “buon funzionamento” dell’Unione europea (art. 12 Tue). Questo contributo è duplice per quanto concerne i rapporti dei parlamenti nazionali con le istituzioni europee. Le relazioni con la Commissione sono caratterizzate dal “dialogo politico” e dalla legittimità delle decisioni che il controllo di sussidiarietà ex ante fornisce alle proposte della Commissione. I rapporti con il Consiglio sono delineati dagli obblighi di informazione previsti dal Trattato e dalle funzioni di indirizzo e controllo svolte dai parlamenti nei confronti dei rispettivi esecutivi. La recente intensificazione delle relazioni con il Parlamento è diretta ad armonizzare la latente conflittualità che scorreva nei rapporti con i parlamenti nazionali a partire dall’approvazione dell’Atto unico europeo... (segue)



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