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NUMERO 7 - 08/04/2015

 Israele - Elezioni politiche: dalla crisi di governo alla conferma di Netanyahu

Le consultazioni elettorali israeliane dello scorso 17 Marzo hanno confermato il Likud, il cui leader è Benjamin Netanyahu, già tre volte Primo ministro, come prima forza partitica di Israele, avendo ottenuto il 23.40% dei consensi e 30 seggi nella Knesset, mentre l’Unione Sionista, principale forza di opposizione guidata da Tzipi Livni e da Isaac Herzog, ha ottenuto 24 seggi. Tuttavia la novità è rappresentata dal risultato conseguito dalla Lista Unita, composta dai quattro partiti arabo-israeliani, che ha raggiunto 13 seggi nella Knesset, mai accaduto nella storia di Israele. Tra le altre forze politiche spiccano anche i 10 seggi ottenuti da “Kulanu”, partito sorto attorno alla figura di Yair Lapid, ex Ministro delle finanze, che, con Tzipi Livni, ha causato la crisi politica che ha portato alle elezioni.Nel dicembre 2014, infatti, Benjamin Netanyahu ha annunciato che il popolo israeliano sarebbe stato chiamato in anticipo a scegliere il proprio parlamento; la causa principale di questa scelta è da ricercare nelle aspre discussioni interne all’esecutivo sull’approvazione del progetto di legge che definisce Israele come Stato della Nazione ebraica. Il dibattito si è svolto attorno alla definizione identitaria di Israele, in quanto la proposta di legge è volta ad eliminare l’accezione di “Stato ebraico e democratico” con “Patria nazionale del popolo ebraico". Tale legge avrebbe avuto implicazioni socio-economiche per il 20% della popolazione del Paese che è composta da arabi israeliani, anche in considerazione del fatto che avrebbe dato vita a una cosiddetta “Legge fondamentale”, ossia l’equivalente delle leggi costituzionali nei paesi dotati di una Costituzione scritta... (segue)

 



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