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NUMERO 7 - 08/04/2015

 I servizi pubblici locali e il servizio idrico integrato tra legislatore, Corte costituzionale e (presunta) 'volontà' referendaria

Il tema dei servizi pubblici locali ha occupato da molto tempo ampi spazi nella riflessione scientifica, sia giuridica che economica. La novità degli ultimi anni è rappresentata dal fatto che l’interesse per tale argomento ha superato i confini degli “addetti ai lavori”, per divenire oggetto di una più ampia pubblicistica. Tra l’altro, ciò è dovuto, da un lato, all’alto valore economico che rappresentano, sia a livello nazionale che nei vari contesti locali, tanto che a più riprese si è parlato negli ultimi tempi (anche con una certa approssimazione) della c.d. “privatizzazione” dei servizi pubblici locali come uno degli strumenti per la riduzione del debito pubblico e per il rilancio dell’economia; dall’altro, dall’indubbia incidenza che essi assumono in concreto per la vita di tutti i cittadini, tanto che sono stati definiti “settore come forse nessun altro importante nella nostra amministrazione perché quello più vicino agli interessi e ai bisogni dei cittadini, quello nel quale l’esigenza di assicurare a tutti le prestazioni, a prescindere dalle differenze territoriali, ai sensi dell’art. 117, comma 2, lett. m), Cost., si evidenzia con maggiore incisività”. A ciò si aggiunga la vasta eco che ha ricevuto la consultazione referendaria del giugno 2011, che ha visto, tra gli altri, anche  quesiti che riguardavano i servizi pubblici locali. L’esito della consultazione (raggiungimento del quorum - evento non frequente - e vittoria dei SI) ha determinato innanzitutto la modifica radicale dell’assetto giuridico della materia e ha ulteriormente acceso il dibattito tra le forze politiche e nell’opinione pubblica sulla regolamentazione da dare ai servizi pubblici locali (tutti o alcuni, tra i quali, con proprie peculiarità il servizio idrico integrato)... (segue)



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