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FOCUS - Osservatorio di Diritto sanitario

 Il regime di assistenza sanitaria dei minori stranieri non accompagnati alla luce della l. n. 47 del 2017

Il problema dell’accoglienza e dell’assistenza, anche e in primis sanitaria (di tipo fisico e psicologico), degli stranieri che in numero sempre più alto sbarcano nei nostri approdi si pone in termini particolarmente delicati per i minori non accompagnati (MSNA). Come si dirà meglio infra, questi ultimi sono invero, per un verso, ragionevolmente più tutelati sotto il profilo del diritto di ingresso e di soggiorno rispetto agli adulti e ai minori accompagnati dai loro familiari o da altri soggetti per loro legalmente responsabili e, per l’altro, dovrebbero avere maggiore facilità di integrazione nel nostro Paese, in ragione della giovane età e delle prevedibili esigenze di rapporti interpersonali diversi da quelli con le comunità di provenienza, derivanti dalla loro maggiore vulnerabilità. Dai dati consultabili sul sito del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione risulta che nel 2012 i MSNA identificati sbarcati in Italia sono stati 1.999 (su un totale di 13.267 migranti), aumentati a 5.232 nel 2013 (su un totale di 42.925), a 13.026 nel 2014 (su un totale di 170.100), a 12.360 nel 2015 (su 153.842) e addirittura a 25.846 nel 2016 (su 181.436). Quindi, i MSNA, che rappresentavano, eccezion fatta per il picco del 15,1% raggiunto nel 2012 (anno successivo alle c.d. “primavere arabe”), meno dell’8% del totale degli immigrati arrivati fino al 2015, sono rapidamente aumentati fino a rappresentare il 14,2% degli sbarchi del 2016 (anno culminante della crisi umanitaria). I dati relativi all’annualità in corso evidenziano poi che gli MSNA sbarcati fino al 31 luglio – prima dunque del periodo maggiormente soggetto agli arrivi clandestini via mare,  normalmente coincidente con i mesi di agosto e settembre – sono già stati 9761 (su un totale di 94.802 migranti), per una percentuale già superiore al 10%. Tali dati non tengono ovviamente conto degli irreperibili: nonostante l’indubbio favor mostrato dalla più recente legislazione nei loro confronti, molti immigrati tendono infatti a sottrarsi alle procedure di identificazione e a lasciare i centri di accoglienza per cercare di raggiungere altri Paesi o iniziare a lavorare al più presto (spesso “in nero”) così da consentire alle proprie famiglie di ripagare i debiti contratti e per consentirne l’emigrazione. I dati sopra riportati e i grafici elaborati dal Ministero dell’Interno e rinvenibili sul relativo sito danno comunque evidenza del significativo (e per vero preoccupante) aumento degli sbarchi in Italia negli ultimi cinque anni. In particolare, dai dati di Save the Children, si evince un incremento medio pari a 5 volte per i MSNA nel loro complesso e addirittura a 35 volte per i minori provenienti dal Gambia, a 25 volte per quelli provenienti dall’Eritrea, a 15 volte per quelli provenienti dal Bangladesh e a 10 volte per quelli provenienti da Nigeria, Mali e Senegal. Tali dati portano invero, come sottolineato dal Presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS di Roma, a chiedersi “non solo quanto sia stato forte in questi Paesi l’effetto espulsivo, legato alle condizioni di violenza, guerra civile, inquinamento e povertà endemica là vigenti, e in molti casi peggiorate terribilmente negli ultimi anni, ma anche se non si sia prodotto, anche grazie all’effetto della comunicazione virtuale, social, facilitata da internet e smartphone, un effetto di attrazione, che ha condotto ad impennate come queste appena descritte”. Le nazionalità dei MSNA più diffuse nel nostro Paese al 2016 sono indubbiamente quelle africane (Egitto 4.234; Eritrea 2.712; Gambia 2.489; Somalia 2.069; Nigeria 1.172; Guinea 1.347; Costa d’Avorio 1.044; Mali 982; Senegal 897), anche se risultano numerose anche le presenze albanesi (1.686), afgane (1.025) e bangladesi (885). Per quanto riguarda invece la concentrazione di MSNA nelle singole Regioni italiane, si osserva l’assoluta prevalenza degli stessi in Sicilia, dove risultano essere addirittura il 40% del totale, e in Calabria (8% del totale), in (ovvia) ragione della maggior facilità di approdo dovuta alla minor distanza dai Paesi di provenienza dei migranti. Si deve però dare conto che una vera e propria “emergenza sbarchi” è stata recentemente segnalata in Sardegna, dove nel mese di settembre 2017, nell’arco di sole 72 ore, risultano sbarcati oltre 200 migranti algerini e dove già nel 2016 risultavano essere approdati 1800 minori non accompagnati. Il legislatore si è specificamente preoccupato di tale categoria di soggetti nella legge 7 aprile 2017 n. 47, recante per la prima volta apposite “Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati”, che, all’art. 2, definisce tale “il minorenne non avente cittadinanza italiana o dell’Unione europea che si trova per qualsiasi causa nel territorio dello Stato o che è altrimenti sottoposto alla giurisdizione italiana, privo di assistenza e di rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell’ordinamento italiano”. La novella, conformandosi alle norme convenzionali a tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Convenzione approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, ratificata in Italia nel 1991), integra e modifica le disposizioni contenute a tutela di tale categoria di immigranti nel testo unico sull'immigrazione (d.lgs. n. 286/1998), nelle normative sull'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale (d.lgs. n. 142/2015) e sull’asilo (d.l. n. 416/1989, conv. nella l. 28 febbraio 1990 n. 39) e nella legge contro la tratta delle persone (l. n. 228/2003). Tra le principali novità, merita sin da ora segnalare il c.d. divieto di respingimento; l’uniformazione delle procedure per l’identificazione e per l’accertamento dell’età; la previsione di strutture dedicate di accoglienza e di prima assistenza; l’istituzione di un apposito sistema informativo nazionale di accoglienza; l’istituzione di un elenco di tutori volontari; la previsione di maggiori tutele per il diritto all’istruzione e alla salute; la previsione del diritto all’assistenza legale e del diritto all’ascolto nei procedimenti amministrativi e giudiziari; la previsione della presa in carico e di un sostegno continuativo per i minori in condizioni di particolare vulnerabilità (come le vittime di tratta e di sfruttamento o i richiedenti asilo)... (segue)



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