L’obiettivo di una necessaria de-carbonizzazione dell’economia europea e globale sembra concretizzarsi progressivamente attraverso la ridefinizione e l’integrazione di molte politiche dell’Unione Europea così come delle priorità di volta in volta riconosciute rispetto ad un contesto economico, tecnologico e sociale in costante e rapida trasformazione. La politica dei trasporti è parte essenziale dell’economia europea e rappresenta un “crocevia” dove si intersecano e necessariamente debbono integrarsi non solo le politiche settoriali relative ai vari modi di trasporto ma anche le politiche contigue, prime fra tutte quelle energetiche e ambientali, senza trascurare la politica della concorrenza che peraltro taglia in modo trasversale tutti i mercati. Basti ricordare, ad esempio, che il principio della tutela ambientale, originariamente assente dai trattati, a partire dall’Atto Unico Europeo del 1986 si è integrato nella politica dei trasporti. Inoltre con il Trattato di Amsterdam del 1997 il principio dello sviluppo sostenibile è divenuto un obiettivo di per sé. Il tema dei cambiamenti climatici ha poi aggiunto una ulteriore dimensione all’obiettivo della sostenibilità del sistema dei trasporti. Infatti lo sviluppo di un sistema dei trasporti a bassa intensità di CO2 è adesso il principale obiettivo della politica europea nel settore. Inoltre la regolazione dei trasporti nel quadro europeo ha sperimentato sostanziali cambiamenti negli ultimi decenni. Questa area include segmenti diversi che sono stati interessati da processi di liberalizzazione e di successiva ri-regolazione supportati dalla creazione di autorità di regolazione anche di diversa configurazione e con competenze spesso non omogenee. I diversi settori della galassia trasporti hanno una caratteristica comune, essere industrie di rete, e costituiscono quindi oggetto della politica della concorrenza sia dal punto di vista della dis-integrazione verticale dei monopoli, dove necessaria alla apertura dei mercati, sia dal punto di vista delle modalità di gestione dei servizi. L’assetto regolatorio nei vari settori si è evoluto e trasformato più o meno all’unisono con le altre industrie di rete. In effetti, nonostante le specificità di ciascuna industria, sono evidenti importanti aspetti comuni che vanno dalla separazione tra infrastrutture e servizio alla regolazione dell’accesso alle infrastrutture alla tutela dei consumatori. In più i trasporti rientrano nella categoria dei servizi di interesse economico generale e per alcuni dei settori più rilevanti resta la necessità di definire gli obblighi di servizio pubblico e le compensazioni finanziarie per gli operatori che forniscono il servizio. Come nel caso delle altre industrie di rete le trasformazioni dell’assetto regolatorio e della governance nei diversi stati dell’Unione sono state il prodotto di costanti iniziative comunitarie tra cui le numerose direttive settoriali e i copiosi documenti generali prodotti dalla Commissione Europea fino al Libro bianco del 2011. Senza entrare nel merito del diverso impatto che norme e linee guida hanno avuto, il risultato di insieme evidenzia un passaggio comune nella struttura proprietaria dal monopolio pubblico ad un mercato almeno in linea di principio aperto a più operatori potenzialmente concorrenti. L’impatto è stato diverso tra il lato delle infrastrutture e quello della fornitura del servizio in quanto per le infrastrutture la concorrenza resta limitata per la costante presenza dei tradizionali monopoli difesi da non pochi governi o per la introduzione unicamente di forme di concorrenza per il mercato. Per altro verso la costruzione di una politica dei trasporti dell’Unione ha seguito un percorso accidentato. In effetti l’obiettivo di una politica comune era dichiarato nel Trattato di Roma che dedicava già allora all’argomento un intero titolo con l’obiettivo di creare un mercato comune dei trasporti attraverso l’apertura progressiva dei mercati nazionali e l’estensione del principio della libera prestazione dei servizi. Per circa trenta anni le istituzioni comunitarie non hanno prestato particolare attenzione al ruolo della politica dei trasporti come strumento indispensabile per raggiungere gli obiettivi fondamentali della Comunità. Nel frattempo gli stati membri hanno programmato le infrastrutture e le loro modalità operative su base esclusivamente nazionale con il risultato di non consentire neppure un livello minimo di integrazione delle reti... (segue)
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