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Ho avuto il privilegio di conoscere Aldo Moro. E oggi sono, fra i giuristi, l’unico dei suoi ex studenti ad insegnare in quella che fu la sua Facoltà. Spesso, varcandone l’ingresso o percorrendone i corridoi, mi riaffiorano alla mente alcuni episodi, immagini o situazioni che evocano gli anni della sua presenza qui e ancor più ravvivano quel senso di incompiuto da cui ogni evento successivo alla tragedia, alla storia interrotta, è inesorabilmente inficiato. Ho sempre preferito serbare come occasioni preziose della mia vita i molteplici incontri avuti con il Professore, come l’ho sempre chiamato, tra il novembre 1969 ed il marzo 1978, da studente, da laureato e da giovane assistente nella facoltà di Scienze Politiche de “La Sapienza”. Tuttavia, in occasione del quarantennale del suo barbaro assassinio da parte delle Brigate Rosse (1978-2018), sento di voler rendere una testimonianza, attraverso un contributo che prende spunto dal figurare tra gli oltre 70 firmatari del documento, reso noto il 21 aprile 1978, con il quale «gli allievi del Professor Aldo Moro esprimono la ferma richiesta al governo, alla DC e a tutte le forze politiche e sociali del Paese perché si impegnino ad accertare realisticamente le condizioni per la Sua liberazione, ritenendo che la difesa dello Stato non deve essere schematica e non può contrapporsi al valore della vita umana». Confesso che di quel documento non avevo conservato alcun ricordo. Lo avevo rimosso dalla memoria, come molti dei fatti, avvenuti in quei cinquantacinque drammatici giorni del sequestro, ai quali avevo, più o meno direttamente, partecipato. Non si è trattato però di una rimozione in senso freudiano, cioè di cancellazione dell’evento come strumento di difesa, secondo una ricostruzione che pure è stata prospettata quanto al rapporto tra il rapimento/morte di Aldo Moro e la Sapienza. Addebito, questo, formulato in disparte delle commemorazioni nei vari decennali della scomparsa, a cominciare da quella del 9 maggio 1979: ad un anno di distanza dal doloroso evento, infatti, su proposta del Preside Riccardo Monaco, a nome della facoltà di Scienze Politiche, gli venne intitolata l’Aula XI, dove, di regola, era solito fare lezione dalle 9:30 alle 10:30 del martedì, giovedì e venerdì. Non c’era nulla, in verità, da cui mi dovessi difendere. Dirò di più. La memoria di Aldo Moro, docente universitario, mi ha accompagnato in questi oltre nove lustri… (segue)
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