L’occasione di riflettere, adottando una prospettiva specifica, sul tema dell’assistenza sanitaria penitenziaria si deve alla partecipazione ad un recente incontro di studio promosso dal Garante regionale dei diritti delle persone private della libertà del Lazio, nonché al fatto che sono trascorsi dieci anni dalla conclusione dell’iter normativo di riforma della medicina penitenziaria. Questa “ricorrenza” stimola, insomma, la curiosità di osservare a che punto sono arrivate le Regioni italiane nell’attuazione dei precetti della richiamata Riforma. Come noto, infatti, l’assistenza sanitaria in favore dei soggetti detenuti in carcere, dal 2008, è gestita dai Servizi Sanitari Regionali, cosicché – teoricamente – tutte le azioni necessarie a garantire prevenzione e cura sono oggi responsabilità delle Regioni (tramite il lavoro sul territorio delle Aziende Sanitarie Locali). Può essere interessante capire se questo si realizza nella realtà: si ha così l’opportunità di valutare quali siano le più evidenti differenze “di impostazione” nell’organizzazione dell’assistenza sanitaria penitenziaria e, anche, quali programmi o iniziative, pur afferenti alla tutela della salute, vengono in effetti portati avanti grazie all’impegno di altri soggetti pubblici o privati (o anche grazie al loro impegno)… (segue)