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NUMERO 14 - 09/07/2014

 Il 'derecho a decidir' e il tabù della sovranità catalana. A proposito di una recente sentenza del Tribunale costituzionale spagnolo

Il 28 giugno del 2010, il Tribunal Constitucional, a maggioranza, dichiarava l’incostituzionalità di quattordici disposizioni dello Statuto di autonomia della Catalogna (E.A.C.), assumendo così una linea di particolare rigore rispetto ad un processo di più intenso decentramento avviato, a Costituzione invariata, con l’approvazione degli Statuti di “seconda generazione”. Quella decisione, la S.T.C. 31/2010, fu peraltro aspramente criticata sia dai settori maggiormente sensibili alle istanze di decentramento, sia da quelli tradizionalmente collocati su posizioni più conservatrici: i primi leggevano nella decisione del Tribunale costituzionale il tentativo di rimettere in discussione la “pace autonomica” faticosamente raggiunta. I secondi, invece, contestavano soprattutto un uso disinvolto della tecnica dell’interpretazione conforme, la quale non solo aveva condotto a “salvare” alcune disposizioni statutarie la cui compatibilità con la Costituzione appariva quanto meno dubbia, ma che a loro avviso finiva altresì per attribuire al Tribunale costituzionale una vera e propria «función de legislador posítivo». In questi quattro anni che ci separano dalla sentenza sullo Statuto catalano molte cose sembrano essere cambiate: la crisi economica ha inciso in profondità sull’equilibrio dei rapporti fra centro e periferia, offrendo una base di legittimazione alla politica di compressione dell’autonomia finanziaria di spesa delle Comunità autonome; i partiti nazionalisti catalani sono tornati alla guida della Generalitat ma al tempo stesso hanno perso il loro potere di condizionamento sul Governo nazionale. A differenza dell’esecutivo socialista guidato da Zapatero, infatti, l’attuale Governo presieduto dal popolare Rajoy può contare sulla maggioranza assoluta presso il Congresso dei deputati, e dunque dispone della forza sufficiente per non dover negoziare il contenuto dei singoli provvedimenti di legge con le forze politiche catalane. Anche il Tribunale costituzionale è profondamente cambiato, dal momento che nessuno dei dodici giudici che avevano preso parte alla deliberazione della S.T.C. 31/2010 è ancora in carica... (segue)



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