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NUMERO 14 - 15/07/2015

'Parlamentarizzare', semplificare, razionalizzare i percorsi decisionali europei

È stata in ballo in queste ultime settimane la questione drammatica della permanenza o dell'uscita della Grecia dalla Euro-zona e, forse, dall'Unione Europa. Tra errori, minacce, retropensieri, interpretazioni divergenti, impuntature personali, la crisi sembrerebbe avviarsi ad una soluzione: per il momento (mentre scriviamo, il Parlamento greco sta approvando il primo pacchetto di riforme chiesto dall'Unione europea) l'euro tiene, l'Europa non si dissolve, anche se i prezzi politici, sociali, economici della vicenda, nazionali ed europei, non sono ancora chiari. E  non  sarà facile ricomporre le fratture che hanno segnato questi ultimi mesi, non sarà facile ricostruire un clima di reciproca fiducia tra coloro che sono necessari partner di un comune destino continentale. La questione "greca", in verità, ha riguardato tre livelli di interessi tra loro differenziati, ma malamente gestiti in modo assai confuso. Un primo interesse è quello economico-finanziario: importante, significativo, ma in realtà non decisivo, giacché le cifre in ballo sono sempre state tali da poter comunque essere "politicamente" controllate. La gestione ne è stata affidata a due istituzioni, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Centrale Europea, che hanno sovrapposto i relativi profili di interesse, operando il Fondo nell'interesse di tutti i paesi che ad esso contribuiscono, l'altra nell'interesse dei Paesi europei e, in particolare, dell'Eurozona. Certo, l'interesse all'equilibrio finanziario mondiale è comune, ma i ruoli sono diversi e il loro coinvolgimento poteva essere diversamente graduato. Un secondo interesse èquello dei singoli Stati membri dell'Unione, interessati da un lato alla restituzione delle somme - grandi o piccole - "prestate" alla Grecia, giacché tutti i paesi hanno contribuito; dall'altro, a tenere sotto controllo le conseguenze politiche interne della crisi greca, giacché tutti i governi devono fare i conti con movimenti nazionali antieuropei in questo momento molto forti, in grado di ottenere il gradimento di percentuali importanti degli elettori.  Questi interessi confliggenti - sotto il profilo degli obiettivi politici e del coinvolgimento finanziario - hanno trovato plastica rappresentazione nelle frenetiche e confuse riunioni, formali e informali, del Consiglio Europeo e dell'Eurosummit, nelle riunioni dei Ministri delle Finanze, nei rapporti bi- o multilaterali intercorsi, prima, durante e dopo il referendum, nonché nella indizione, nella gestione del referendum greco e nelle reazioni cui il referendum ha dato luogo, coagulando - non solo in Italia - estremismi di destra e di sinistra, populismi e nazionalismi di ogni sorta... (segue)



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