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NUMERO 4 - 19/02/2014

Le nuove norme sulla Voluntary Disclosure: il rientro dei capitali italiani all’estero tra opportunità e incertezze

Con decreto legge 29 gennaio 2014, n. 4 è stato introdotto nel nostro ordinamento un sistema di collaborazione volontaria per l’emersione ed il rientro delle attività irregolarmente detenute all’estero, ribattezzato dalla stampa “voluntary disclosure”. Il provvedimento mira a consentire ai contribuenti di regolarizzare le proprie disponibilità all’estero dichiarandole spontaneamente all’Amministrazione finanziaria pagando le imposte presumibilmente evase, gli interessi e una sanzione in misura ridotta in luogo delle più onerose sanzioni amministrative e penali previste in caso di accertamento. Con queste norme l’Italia intende incentivare il ripristino della legalità in un settore che da decenni presenta notevoli criticità ed al contempo recuperare gettito con modalità alquanto diverse da quelle adottate nei precedenti condoni e scudi fiscali. Infatti, mentre nei casi precedenti erano previste consistenti riduzioni di imposte, il D.L. n. 4/2014 non consente alcuna riduzione né delle imposte né degli interessi per ritardato versamento, limitandosi a compensare il vantaggio ottenuto dal fisco a seguito della comunicazione spontanea del possesso di attività all’estero con una significativa riduzione delle sanzioni. Con il provvedimento in esame, pertanto, il legislatore intende riequilibrare il sistema puntando alla compliance dei contribuenti. È, tra l’altro, prova di ciò la previsione della possibilità di attivare la procedura di collaborazione volontaria in un termine di scadenza molto ampio (30 settembre 2015), che consente al contribuente di valutare con la necessaria consapevolezza la sua decisione di collaborare con il fisco. La nuova normativa italiana si inquadra nel più vasto programma di lotta agli illeciti finanziari internazionali definito dall’OCSE nel suo rapporto “Offshore Voluntary Disclosure. Comparative Analysis, Guidance and Policy Advice” del settembre 2010 e ripreso nell’aprile del 2013 dalla relazione del Gruppo di Lavoro per lo studio del cosiddetto “autoriciclaggio”, presieduto da Francesco Greco. Le raccomandazioni dell’OCSE sono state già messe in pratica con profitto da numerosi Stati, come gli U.S.A., il Regno Unito, la Germania, il Belgio e la Francia. Vi è grande attesa per gli effetti che potrebbe avere in Italia il decreto appena emanato. Secondo le stime diffuse in questi giorni, infatti, l’ammontare dei capitali italiani irregolarmente detenuti all’estero ammonterebbe a circa 200 miliardi di euro ed il loro rientro potrebbe contribuire in misura consistente alla ripresa della nostra economia. Di questo ammontare lo Stato conta di acquisirne 40 miliardi, con un gettito che è stato stimato nel programma “Impegno Italia”, recentemente predisposto dal Governo Letta, in misura pari a circa 8 miliardi di euro... (segue)



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