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NUMERO 16 - 26/08/2009

Una storia intricata. Il controllo presidenziale sulla disciplina anticrisi

La corretta ricostruzione delle prassi che si manifestano nel controllo presidenziale sulle leggi e sugli atti con forza di legge richiede un’adeguata distanza temporale, affinché si possa discernere quanto si collochi - o, innovando, sia destinato a collocarsi – nel solco della regolare ripetizione dei comportamenti e quanto invece sia episodio contingente, determinato da condizioni difficilmente ripetibili, precedente isolato affidato alle possibilità, sempre aperte, di un futuro lontano.
La prudenza naturale del giurista consiglierebbe, dunque, di attendere anche innanzi ai molto recenti “provvedimenti anticrisi”, alla loro inusuale vicenda; attendere, con fredda attenzione per il sistema, che è sedimentazione e consolidamento.
Ma le erosioni che si sono venute producendo nel modello costituzionale ne chiamano in causa elementi strutturali portanti: l’evento puntuale potrebbe, per propria sola forza, imprimere una torsione ordinamentale. Converrà dunque l’osservazione temporalmente ravvicinata, in deroga alla cautela del metodo.
La vicenda è nota nelle sue linee generali: innanzi alla legge di conversione, con modifiche, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, “Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali”, sul cui articolo unico il Governo aveva posto la questione di fiducia ottenendo l’approvazione delle Camere, il Presidente della Repubblica, non ritenendo di  valersi del potere di rinvio, ha tuttavia inteso  esercitare la sua funzione persuasiva, inducendo il legislatore a revisioni del testo mediante un decreto-legge correttivo.
L’orientamento del Presidente a compiere opera di persuasione del Governo per ricondurre a legittimità proposte di atti legislativi nel corso del procedimento di approvazione non è nuovo, e si è manifestato spesso e in forme riservate. E  ha condotto a soluzioni condivise, recepite nel progetto o schema dell’atto legislativo, dunque nella fase precedente l’emanazione o la promulgazione.



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