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NUMERO 16 - 30/06/2021

Biden, l'Unione europea e la Russia: scenari di geopolitica in progress

Vi è un profondo senso di déja vu nella venuta di Biden in Europa alcuni giorni fa. Incontra Boris Johnson e la Regina Elisabetta. Poi dall’11 al 13 giugno partecipa alla riunione del G-7. Poi ancora il vertice USA-UE a Bruxelles, Poi l’incontro con Erdogan, e poi ancora quello con Putin a Ginevra, il 16 giugno. Irresistibilmente, il tutto ricorda l’Imperial e Regia Maestà d’Austria ed Ungheria che, dopo Waterloo, riunisce al Congresso di Vienna i sovrani legittimi sopravvissuti per cancellare l’era di Napoleone. La potenza sovrana dell’Occidente cancella oggi i quattro anni di Donald Trump, e rimette l’orologio al 4 aprile del 1949, la fondazione della NATO. Il problema è che nessuna restaurazione ha mai avuto successo. Quella di Joe Biden non ha maggiori possibilità di successo di quella della Santa Alleanza. L’elezione di Donald Trump, con la sua visione jacksoniana degli Stati Uniti d’America, non è stato un incidente della storia. Anche perché, senza essere seguaci di Benedetto Croce, non esistono incidenti della storia, ma solo incapacità di capire i cambiamenti. L’alleanza atlantica del 1949 aveva tre radici fondamentali.  La prima era il ruolo decisivo degli Stati Uniti nella sconfitta del fascismo e del nazismo, con il terribile contributo di sangue da loro pagato ad una causa che non era la loro. La seconda era l’interesse fondamentale degli Stati Uniti ad evitare che l’Europa diventasse soggetta al comunismo sovietico, cosa che li avrebbe resi una nazione irrilevante. La terza era che l’asse dell’economia del mondo era nell’Atlantico del Nord. Nessuna di queste tre radici oggi sussiste… (segue)



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