La forma di governo italiana, le sue dinamiche e i suoi mutamenti, ora profondi e strutturali, sono da tempo in una zona d’ombra analitica: è territorio dominato dai commentatori quotidiani, sempre autorevoli, che illuminano di rapidi lampi uno scenario complesso, consentendo di averne una visione approssimata, e perciò infedele per difetto di dettaglio. I costituzionalisti – quelli tra loro che vogliono avere una resa comunicativa ampia, che desiderano contribuire alla “narrazione”, come è invalso denominarla – talora si adattano, lasciando, si deve ritenere consapevolmente, che si ingeneri la confusione tra cronaca istituzionale, intrisa di politique politicienne, e ricostruzione scientifica: quest’ultima impone sedimentazione e, per quanto necessario, il gelo di una certa solitudine nello studio; la prima, invece, non cessa di ampliare la superficie riflettente al cospetto della quale ritrovarsi in calorosa sintonia con il mainstream, e vedersi attratti dalla propria immagine riflessa, correndo il rischio di un certo torpore del pensiero critico. Si genera talvolta una competizione per vedere prevalere affermazioni solitamente apodittiche (tanto più efficaci nella comunicazione di massa quanto più apodittiche), inevitabilmente diverse e non convergenti (poiché, ove vi fosse accordo, vi sarebbe diminuzione dell’interesse e dell’impatto). Ora, tutto questo appartiene, per i caratteri del fenomeno generale in cui si colloca, alla storia del costume, e alla sfera del giudizio sulla capacità degli intellettuali di dominare, in questo secolo, la nuova potenza della comunicazione di massa o di resistere al suo dominio, meritando di ottenere, come sta ottenendo per i problemi che si ingenerano, la massima attenzione. Ma v’è qualcosa di molto specifico quando questo modello di elaborazione del pensiero, offuscato dal «rumore» (come variabilità non desiderabile di giudizio fuori delle sedi della speculazione scientifica e senza fondamento razionale: D. KAHNEMAN, O. SIBONY, C.R. SUNSTEIN, Rumore. Un difetto del ragionamento umano, Torino 2021), tocca il tema della forma di governo: si smarrisce la consapevolezza dei tratti originari e permanenti di questa, raccogliendo come risultanze acquisite dotate di dignità scientifica tòpoi di senso comune, straordinariamente resistenti alle pur inequivocabili repliche dei fatti, con il risultato di dare sostegno (non certo fondamento) a comportamenti mal orientati degli attori politici… (segue)
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