Chips Act, Green Deal, dipendenze strategiche, “doppia transizione”: bastano questi riferimenti e queste espressioni per farci capire l’ampiezza con cui la politica industriale è tornata in Europa. E che sia destinata a rimanerci ce lo dice, con la chiarezza della realtà, il concorrere di diversi elementi. Ci sono, prima di tutto, quelli che si muovono sul piano delle idee, con il formarsi, a livello globale, di una convinzione per molti versi dominante a sostegno di un intervento pubblico ‘per’ la manifattura. Negli anni più recenti c’è stato l’emergere di pensatori influenti come Dani Rodrik a Mariana Mazzucato, che hanno dato vita a consolidate formule di policy come quella dello “Stato imprenditore”. Nello stesso periodo le istituzioni economiche internazionali sono andate riconoscendo e promuovendo un necessario ‘ritorno’ della politica industriale. La narrazione politica ha qui, ormai, una delle sue più ricorrenti formule, quello che è divenuto un vero e proprio mantra: dalla Modern American Industrial strategy del Presidente USA Joseph Biden, sino all’impostazione di Emmanuel Macron, sintetizzata nello slogan “più fabbriche e meno dipendenze”. Un discorso politico con una ricaduta molto concreta, come dimostra la vera e propria ‘esplosione’ di iniziative sul tema, con più di 2500 misure di politica industriale attuate su scala globale nel 2023... (segue)
Dopo un difficile compromesso, fumata bianca al Consiglio europeo sui principali posti apicali nell'Unione europea
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